La produzione di oppio in Afghanistan è aumentata del 61%

KABUL – In Afghanistan la produzione di oppio è aumentata quest’anno del 61% rispetto al 2010: la domanda crescente e i traballanti apparati di sicurezza hanno influito pesantemente nel pregiudicare tre anni di progressi nel contrasto alla coltivazione di papaveri. Il rapporto delle Nazioni Unite è impietoso. Un anno fa c’era soddisfazione: solo l’anno scorso la massiccia distruzione delle coltivazioni di papavero, faceva ragionevolmente sperare che i contadini locali fossero stati finalmente convinti a scegliere altre destinazioni d’uso dei loro cmpi.

Solo di raccolto, le stime indicano un valore di quasi un miliardo e mezzo di dollari: sulle strade quel valore aumenterà esponenzialmente. Metà dei profitti della droga ffiniscono direttamente nelle mani dei ribelli che combattono le forze alleate presenti sul territorio. Jean Luc Lemahieu, a capo dell’ufficio per la Droga e il Crimine delle Nazioni Unite a Kabul, inquadra il pericolo: “Non possiamo permetterci di ignorare i profitti record di coloro che non sono coinvolti direttamente nella produzione dell’oppio: si stanno arricchendo intermediari e talebani che alimentano la corruzione, la criminalità e l’instabilità in genere. E’ una situazione angosciante.”

Storicamente l’Afghanistan è da sempre il maggior produttore di oppio nel mondo: ma, sebbene il sud è rimasto il cuore della produzione, il commercio di droga si è esteso alle regioni occidentali e settentrionali del paese, in concomitanza con le conquiste militari dei ribelli. I quali, non sono gli unici a mantenere intatta la fiorente industria: una rete di uomini di potere afghani, signori della guerra, comandanti militari e anche di politici, cospira per far sopravvivere i profitti di questo business.

La preoccupazione maggiore adesso, ragionano negli alti comandi alleati, è interrompere questo flusso costante di finanziamento agli insorti, che mina, fra l’altro, l’integrità del governo. Tuttavia,  viene giudicato altamente sconsigliabile affiancare le forze dell’ordine afghane da militari stranieri per sradicare questo flagello. Molti contadini si sono spesso indebitati per piantare l’oppio: distruggendogli le piantagioni li consegnerebbe ipso facto ai talebani. Le truppe della coalizione si sono concentrati invece su personalità della classe media coinvolte nel business, gli spacciatori, i laboratori dove si raffina l’eroina. Ultima nota: questa riluttanza americana a distruggere le coltivazioni è stata criticata dal ministro degli esteri russo Lavrov, preoccupato della diffusione del virus dell’Aids nel suo paese.

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Warsamé Dini Casali