Afghanistan, dopo l’attentato ombre sul ritiro dei militari Isaf

KABUL – L’attacco portato oggi, 30 maggio, da un commando di quattro talebani al Gruppo di ricostruzione provinciale (Prt) di Herat City gestito dal contingente militare italiano è giunto come un fulmine a ciel sereno che ha prodotto una grave emergenza in una provincia, quella occidentale di Herat, considerata fra le più serene dell’Afghanistan.

Preoccupa certamente il bilancio di cinque morti e 34 feriti causati dai kamikaze, che hanno attaccato anche un altro obiettivo vicino alla sede del governo provinciale, ma preoccupa ancora di più l’incertezza che questo episodio genera ad appena un mese dal previsto trasferimento a luglio delle responsabilità della sicurezza di Herat City (insieme a quella di altre sei province e località) a esercito e polizia afghani.

E’ utile ricordare che dopo il vertice della Nato del novembre scorso a Lisbona, il 2011 è diventato un anno cruciale in cui, a oltre dieci anni dell’inizio della Missione Enduring Freedom, e’ prevista una inversione di tendenza della presenza militare straniera nel paese.

Per ragioni non solo legate a considerazioni di carattere internazionale ma anche puramente interne in vista di una sua nuova candidatura alla Casa Bianca, il presidente Barack Obama ha bisogno di alleggerire la pressione di un conflitto molto malvisto dall’opinione pubblica americana sia per i costi esorbitanti sia per la perdita di 1.600 vite umane.

L‘uccisione di Osama bin Laden in Pakistan il 2 maggio scorso avrebbe dovuto essere l’elemento più convincente di questa exit strategy, rappresentando la soppressione della vera minaccia internazionale rappresentata dal capo di Al Qaida. Ma non tutto, rilevano gli analisti, sta andando nel senso auspicato.

Intanto in questi primi cinque mesi dell’anno si è registrato non una diminuzione ma un aumento della conflittualità dei talebani che all’inizio di maggio hanno avviato una offensiva in tutto il paese, denominata Operazione Badar, che si è rivelata molto cruenta.
Ed in più la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) ha commesso da gennaio una serie di incredibili errori, con attacchi aerei e terrestri in cui sono morti molti civili incolpevoli.

L’ultimo episodio di questo genere è avvenuto sabato, nel distretto di Now Zad della provincia meridionale di Helmand, in cui sono stati uccisi donne e bambini che si trovavano in due case dove si era nascosto un commando talebano. Questo ha mandato su tutte le furie il presidente Hamid Karzai che ha interrotto una visita in Turkmenistan per tornare a Kabul ed inviare un severo avvertimento all’Isaf chiedendole di
interrompere i raid unilaterali notturni.

Ma in una conferenza stampa oggi, mostrando le tensioni esistenti, il portavoce dell’Isaf, generale tedesco Josef Blotz, ha detto di ”rispettare la richiesta di Karzai”, ma ha aggiunto subito dopo che tali operazioni dovranno continuare
perché necessarie al raggiungimento dei nostri obiettivi”.

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Maria Elena Perrero