Algeria, caccia alle pentole-killer "Made in China"

TUNISI – Apparentemente sono come tutte le altre: alla vista, perfette in ogni loro componente, di design accattivante e con un prezzo invitante, e, soprattutto, con la certificazione che ne attesta la qualita'. Solo che, una volta messe sul fornello, spesso esplodono, ferendo o ustionando gravemente chi ha la sventura di trovarsi a poca distanza.

E' quanto accade in Algeria, dove l'invasione incontrollata di pentole a pressione e caffettiere ''made in China'' a rischio, ma anche di altri prodotti che invogliano all'acquisto solo per il basso prezzo, sta creando una vera e propria psicosi di carattere collettivo. Ne parla oggi il quotidiano Le Temps d'Algerie, messo in allarme dal moltiplicarsi di notizie di persone finite in ospedale soprattutto per ustioni.

Quello dei controlli sulla qualita' dei prodotti, problema molto sentito in Algeria, viene spesso aggirato da commercianti e importatori senza scrupoli, ma anche dalle stesse fabbriche cinesi che fanno arrivare i loro prodotti nel Paese pronte per essere etichettate con tutti gli attestati di qualita', anche se questo non e' vero. Va da se', quindi, che quando arrivano sugli scaffali dei negozi (ma piu' di sovente nei brulicanti mercati di quartiere, i souk settimanali, alimentati da commercianti che si spostano, con i loro camion, da una parte all'altra del Paese, con quel che ne consegue) le pentole a pressione o le caffettiere che offrono prezzi migliori sono i prodotti che piu' preferenze raccolgono dagli acquirenti. E a questo, riferisce Le Temps, si deve aggiungere un altro elemento, piu' preoccupante, e cioe' che a utilizzare questo filone di approvvigionamento sono ora anche negozi molto rinomati, che forse dovrebbero garantire maggiore attenzione sulla qualita' dei prodotti che mettono in commercio.

Tutto questo, dicono in Algeria, ha anche un costo sociale, perche' la cura di ogni soggetto ustionato corrisponde a circa 500 euro, che non e' poco nel sistema sanitario del Paese. Ma per qualcuno bisogna mettere all'indice anche la delocalizzazione che molte aziende europee hanno attuato agli inizi degli anni '90 attratti dal basso costo della manodopera cinese, ma non prestando attenzione agli standard di qualita'.

Il problema della contraffazione o della bassa qualita' in Algeria non si limita a caffettiere e pentole. Negli ultimi mesi si stanno infatti moltiplicando le segnalazioni di incendi in abitazioni causati da interruttori o contatori dell'energia elettrica. Tutti a basso prezzo e tutti, rigorosamente, ''made in China''.

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Elisa D'Alto