Un allarme fortissimo arriva dalla foresta amazzonica brasiliana, il polmone del pianeta terra dove si trova il 23 per cento dell’acqua potabile mondiale. La Compagnia de Investigaciones de Recorsos Minerales (CPRM), servizio geologico del Brasile. ha registrato negli ultimi sei mesi cambi climatici con inondazioni e siccità tanto elevati e continui da avere prodotto modificazioni che in precedenza avvenivano in un tempo di almeno cento anni.
Gli specialisti sostengono che non si tratta degli effetti de El Nino, quel fenomeno di riscaldamento delle correnti atlantiche che sposta gli equilibri termici di qua e di là dell’Oceano Atlantico. Si tratta, piuttosto, dei cambiamenti climatici dell’intero pianeta che hanno subito un’accelerazione spaventosa. In giugno il Rio Negro, un fiume della foresta, ha raggiunto una altezza di oltre 15 metri, la quinta degli ultimi cento anni, appena sotto alla soglia di sicurezza.
Secondo i metereologi brasiliani il cambio violento tra queste inondazioni e siccità spaventose e prolungate non si è mai verificato. Inondazioni e siccità stanno provocando danni enormi e colpiscono intere popolazioni amazzoniche che passano da terribili alluvioni a desertificazioni totali. Malgrado tutto ciò la disinforestazione dell’Amazzonia continua inesorabilmente, malgrado che Lula, il presidente del Brasile annunci la sua riduzione. Marina Silva capolista del partito verde e prossima concorrente nella campagna presidenziale del dopo Lula ha annunciato che l’unica buona notizia che può arrivare dall’Amazzonia è che non si abbatte neppure più un albero.
