America Latina: Con l”’effetto pallone” la coltivazione della coca è tornata in Perù

Polizia antinarcotici in Perù

La coltivazione della pianta di coca, da cui si produce la cocaina, sta nuovamente espandendosi nelle remote valli tropicali del Perù nel quadro di un vasto riposizionamento del traffico di droga nelle Ande che sta facendo del Perù un concorrente che potrebbe superare la Colombia e diventare il più grande esportatore di cocaina nel mondo, a quanto scrive il New York Times.

Trafficanti messicani e colombiani stano allungando le mani sul Perù, dove già due fazioni del movimento guerrigliero del Sentiero Luminoso si contendono il controllo del commercio della cocaina.

I trafficanti – rafforzati dalla persistente richiesta di cocaina negli Stati Uniti, Brasile e parti dell’Europa – stanno rendendo difficili gli sforzi per combattere la rinascita della coltivazione della droga in Perù e minacciando l’aumento della violenza in un Paese già spossato da anni di guerra.

”La lotta contro la coca è come cercare di catturare il vento”, dice il generale Juan Zarate, capo delle campagne governative di sradicamento della pianta”.

L’aumento della produzione in Perù, offre un quadro di uno degli aspetti più frustranti della guerra finanziata dagli Stati Uniti contro la droga in America Latina, cominciata con slancio 40 anni fa. Quel che succede è questo: quando le forze governative ottengono successi in un posto – come successo di recente in Colombia, che nell’ultimo decennio ha ricevuto aiuti americani per 5 miliardi di dollari – le coltivazioni si spostano altrove nelle Ande.

Questo è quello che è successo negli Anni Novanta, quando la coltivazione della coca si trasferì in Colombia dopo essere stata distrutta in Perù e in Bolivia. Più recentemente, dozzine di coltivatori di coca si sono spostati in altre aree della Colombia dopo che le aree in cui si trovavano sono state distrutte mediante il lancio aereo di pesticidi.

Studiosi della guerra alla droga nelle Ande chiamano questo andirivieni ”l’effetto pallone”, ovvero un pallone che si gonfia da una parte se viene premuto dall’altra. ”L’effetto pallone” – e le sue conseguenze – ha compiuto un intero ciclo e le coltivazioni di coca stanno tornando in Perù.

Negli Anni Novanta il presidente Alberto Fujimori militarizzò il Perù centrale per combattere Sentiero Luminoso, e il livello di coltivazioni diminuì. Ora i contadini stanno di nuovo piantando la coca. ”La coca ci consente di sfamare i nostri figli – ha dichiarato al Nyt Jacinta Rojas, una coltivatrice presso Tingo Maria, spiegando che la coca produce fino a 5 raccolti l’anno, di contro ad uno o due per coltivazioni come il cacao.

Jaime Antezana, analista all’Università Cattolica del Perù, afferma: ”Se in Perù questa tendenza continua, potremmo superare la produzione della Colombia e diventare il primo produttore di foglie di coca al mondo nel 2011 o al massimo nel 2012, il che ci riporterebbe esattamente al punto incui eravamo negli Anni Ottanta”.

Dice dal canto suo il generale Horacio Huivin, direttore della polizia antidroga peruviana: ”Siamo caduti in un circolo vizioso, perchè distruggiamo le piantagioni negli stessi posti dove le avevamo distrutte l’anno scorso o negli anni precedenti”.

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lgermini