”Non conosco – ha detto Amina Sboui – le fonti di finanziamento del movimento. Ho chiesto, ripetutamente, a Inna (si tratta di Inna Shevchenko, leader del movimento nato in Ucraina, ndr), ma non ho avuto delle risposte chiare. Non voglio più fare parte di un movimento dove c’è del denaro dubbio. E se fosse Israele a finanziarlo? Lo voglio sapere”.
Poi, ha aggiunto la giovane, tornata in libertà dopo due mesi di prigione, ”non voglio che il mio nome sia associato ad una organizzazione islamofoba. Non ho apprezzato l’azione di ragazze che gridano ‘Amina Akbar, Femen Akbar’ davanti all’ambasciata di Tunisia in Francia o quando hanno bruciato la nostra bandiera davanti alla Moschea di Parigi. Questo tocca molto i musulmani e molti i miei parenti. Bisogna rispettare la religione di tutti”.