
RIYAD – Loujain al-Hathloul e Maysa al-Amoudi sono le due donne arrestate e da un mese in carcere per aver guidato un’auto in Arabia Saudita. Le due donne hanno sfidato il divieto di guidare e ora sono accusato anche di terrorismo dalla Corte di Riyad, che ha utilizzato contro di loro alcune opinioni che le donne avevano espresso sul web.
Loujain, 25 anni, e Maysa, 33 anni, sono ora obbligate a difendersi da un’accusa di terrorismo non solo per aver guidato, ma anche per aver espresso liberamente le proprie opinioni, tanto da essere state deferite alla Corte criminale specializzata di Riyad e di aver scontato fino ad ora la condanna più lunga mai inflitta a donne colpevoli di aver guidato, scrive Repubblica:
“Quella di oggi (25 dicembre, ndr), infatti, era la seconda volta che Loujain al-Hathloul e Maysa al-Amoudi comparivano davanti al giudice nella regione al-Ahsa da quando sono agli arresti dopo avere guidato dagli Emirati Arabi Uniti fino in Arabia Saudita. La prima è stata fermata dalle guardie di frontiera il 30 novembre quando ha provato ad attraversare il confine con una patente degli Emirati, e il passaporto le è stato sequestrato 24 ore dopo.
La seconda invece, una giornalista che vive negli Emirati Arabi Uniti, è stata fermata mentre andava a consegnare cibo e una coperta ad al-Hathloul al confine. Gli attivisti riferiscono che l’arresto formale di entrambe risale al 1° dicembre. Loujain al-Hathloul si trova in un centro detentivo per giovani, mentre Maysa al-Amoudi è in una prigione. I parenti riferiscono che è stato permesso loro di vederle per brevi visite sotto supervisione”.
Anche l’associazione Human Rights Watch ha avvertito che
“le autorità saudite stanno incrementando la repressione sulle persone che criticano pacificamente il governo su internet” e che giudici e procuratori usano “le disposizioni vaghe previste in una legge anti crimini informatici del 2007 per accusare e processare cittadini sauditi per tweet pacifici e commenti postati sui social network”.
Tra le colpe delle due donne, quella di aver avuto complessivamente 355mila follower su Twitter e di aver più volte sostenuto pubblicamente la campagna contro il divieto di guida per le donne. Un divieto che non è stabilito da una legge, ma dagli editti dei religiosi ultraconservatori:
“I sostenitori dell’attuale campagna pro guida hanno presentato questo mese una petizione alla Corte reale chiedendo a re Abdullah di graziare le due donne. Gli organizzatori della campagna, che è cominciata il 26 ottobre del 2013, sostengono che il divieto di guida delle donne solleva questioni più ampie legate alle leggi di custodia parentale in Arabia Saudita, che danno agli uomini il potere di decidere sulla vita delle donne. Un attivista riferisce che il divieto di guida rientra in “un più ampio sforzo di bloccare ogni possibilità di innalzare il tetto delle libertà civili” in Arabia Saudita”.
