Argentina: processo all’ultimo dittatore Reynaldo Bignone

Davanti a un tribunale speciale, riunito nel quartiere periferico di San Martin, a Buenos Aires, è incominciato il processo all’ultimo dittatore argentino Reynaldo Bignone, il generale che governò l’Argentina dopo la drammatica sconfitta nella guerra all’Inghilterra per la conquista delle isole Malvinas. Bignone fu il militare che portò il paese fuori dalla guerra e dalla dittatura dei militari, che si erano macchiati di orrendi delitti e che sono stati condannati per la scomparsa di migliaia di oppositori, i famosi desaparecidos. Anche questo generale deve rispondere di reati connessi a quei delitti: distruzione di archivi su detenzioni e esecuzioni sommarie, torture, promulgazione di una legge, poi cancellata, che amnistiava i generali colpevoli di avere instaurato una dittatura tanto sanguinosa.

Il governo di Bignone fu il primo a ammettere che i desaparecisos erano morti, vittime del regime e quantificò il loro numero in una cifra di 0ttomila, molto lontana dalla realtà poi accertata dagli organismi internazionali. I desparecidos “ufficiali” sono infatti almeno trentamila.

Bignone ha oggi 83 anni e dopo una fase nella quale era agli arresti domiciliari, vive in libertà. Sul banco degli imputati siederà insieme a un folto gruppo di militari tutti ottuagenari. Tra di loro gli alti gradi militari che comandarono gli eccidi da posizioni di rilievo nelle cosiddette Forze di sicurezza. Tra le accuse oggi in discussione anche quella delle torture e delle esecuzioni, compiute nel quartiere militare di Campo di Mayo, dove tra il 1976 e il 1978 i militari interrogavano gli arrestati e uccidevano.

Tra i processati ci sono anche tre generali, già condannati nell’agosto scorso alla “pena perpetua”, Santiago Riveros, Fernando Verplaesten e Jorge Garcia. Rispondono di ulteriori crimini.

Una delle vittime delle vicende a cui si riferisce questo nuovo processo è un operaio, Hector Ratto, sindacalista della Mercedes Benz, trucidato dopo che la direzione della filiale tedesca in terra argentina lo aveva denunciato ai militari per attività rivoluzionarie. I casi di denunce di multinazionali contro propri dipendenti erano ricorrenti in quel periodo e rivelano un altro aspetto truce di quella repressione.

Dopo la guerra e la sconfitta contro gli inglesi, che costò agli argentini anche la morte di 900 soldati della Marina, Bignone fu incaricato di guidare la transizione alla democrazia. Le elezioni si tennero nel 1984 e portarono al successo del radicale-democrtatico Raul Alfonsin, morto pochi mesi fa. La transizione non ha risparmiato a Bignone a agli altri ottuagenari sotto processo oggi, accuse pesanti e relative condanne.

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