A sinistra il bambino che gioca, a destra la donna in bagno
Negli Stati Uniti una donna è stata fotografata mentre è in bagno. Un bambino è stato invece immortalato nel corridoio di casa mentre gioca. Le foto sono finite sul web a loro insaputa. Chi è stato lo spione? Si è scoperto che a scattare le foto è stato l’aspirapolvere Roomba, un vero e proprio robot casalingo che, si è scoperto solo ora, è in grado di spiarti anche nei momenti più intimi. Per poi diffondere le immagini in Rete senza il tuo consenso.
Roomba ha scattato le foto diventate virali sia su Facebook, sia sugli altri social. L’inquadratura è ovviamente dal basso. Quanto è accaduto è stato commentato sulle pagine di Mit Technology Review, magazine di informazione e approfondimenti sulla tecnologia del Massachusetts Institute of Technology. Mit si è chiesto se la nostra riservatezza sia attualmente davvero garantita e se lo sarà anche in futuro. Sotto osservazione sono i vari oggetti moderni che usiamo e che sono muniti di telecamera. Nel caso specifico, Mit si è chiesto chi sia a gestire queste immagini riprese dalle telecamerine e come mai sono finite in Rete.
Il modello di aspirapolvere finito nel mirino è prodotto dalla iRobot, uno tra i marchi più celebri tra quelli in circolazione. La telecamera accoppiata a un led gli serve per analizzare la superficie da pulire e ad evitare gli ostacoli. Gli serve anche per programmare i percorsi da seguire per pulire pavimento e tappeti. Il robottino, in questo caso ha inquadrato anche una donna seduta sul water e un bambino di otto anni steso a pancia in giù nel corridoio mentre gioca. In Rete sono finite queste immagini con altre tra cui alcuni oggetti (mobili, suppellettili, una tv e anche un cagnolino). La macchina li ha inquadrati in diverse case. Gli oggetti vengono prima ripresi e poi rinominati in remoto per esercitare l’intelligenza artificiale. A rinominare le foto sono alcuni alcuni addetti che lo fanno dopo aver scaricato le immagini. Ad inventare questo meccanismo è stata la start up Scale AI la cui tecnologia viene usata anche dai produttori di Roomba. Si tratta tuttavia di un modello sperimentale che non è ancora in commercio. Viene quindi usato solo per sviluppare le capacità di apprendimento di questi apparecchi. Sono quindi “robot di sviluppo speciali con modifiche hardware e software che non sono stati e non sono presenti sui prodotti finali iRobot”. Ad assicurarlo è stato il presidente e Ceo Colin Angle. Chi è stato ripreso era quindi consapevole di essere registrato e non ha quindi prestato molta cautela. Resta però da capire come siano poi finite in Rete le immagini.
La dichiarazione di Angle non è però bastata a spegnere il dibattito sul tema della privacy. I robottini domestici di ultima generazione ci spieranno? E a farlo saranno anche le telecamere installate anche su molti altri oggetti, dagli occhiali alle automobili? La nostra riservatezza è attualmente davvero garantita e lo sarà anche in futuro?