Quelli della Azovstal, i combattenti ucraini che hanno molto a lungo resistito si sono arresi o si stanno arrendendo. Circa trecento, tra cui decine di gravemente feriti, si sono consegnati nelle mani dei russi. Sono prigionieri, prigionieri di guerra. E prigionieri a seguito di una intesa sul campo tra russi e ucraini, intesa garantita da mediatori e garanti appunto terzi, quali la Croce Rossa. Intesa anche in qualche modo politica: Zelensky dava l’ordine di resa, Putin gli consentiva di avere “eroi vivi”. Intesa che costava agli ucraini la mortificazione dell’arrendersi nella loro Alamo, intesa che costava ai russi il riconoscimento della dignità di combattenti a coloro che da sempre avevano bollato come “nazisti”.
Ma la propaganda è una brutta bestia
E spesso vuole sangue, non solo a parole. Il presidente della Duma, il Parlamento russo, ha definito i prigionieri ucraini, quelli della Azovstal, “criminali di guerra” e “terroristi” se appartenenti al Battaglione Azov. Alla tv russa, totalmente controllata dal Cremlino, i prigionieri sono stati chiamati “animali da abbattere”. Per ora parole. Di certo frutto della corsa a mostrarsi più putiniani di Putin, più patrioti che si può. Di certo parole a tono con la propaganda non solo di guerra che vige in Russia: la Russia assediata e insidiata dal mondo, l’Ucraina in mano ai nazisti, l’Occidente maligno per natura, il vezzo lugubre di evocare l’arma atomica, la teorizzazione di fatto dell’inesistenza dell’Ucraina come popolo e nazione, teoria che porta alla natura diversa e inferiore degli ucraini…La propaganda è una brutta bestia e spesso vuole sangue. E spesso consiglia il peggio.
La tentazione russa del peggio, per i prigionieri e per la Russia
Circola e monta in Russia una tentazione: quella di vendicarsi della resistenza di quelli della Azovstal. Un processo per crimini di guerra, l’imputazione e ilo crimine sommo sarebbero quelli di aver resistito in armi ai russi. Un processo così farebbe dei prigionieri ucraini della Azovstal dei conclamati eroi agli occhi del mondo. E la loro detenzione sarebbe una minaccia alla stessa sicurezza della Russia. Con un processo così la Russia si svelerebbe, si annuncerebbe al mondo come un paese con cui nessuna intesa è possibile perché alle intese non tiene fede. L’intesa per la resa della Azovstal prevedeva scambio di prigionieri tra russi e ucraini. Se Mosca manda a processo i prigionieri ucraini, la tentazione di vendetta diventa insana per la Russia stessa.
Peggio del processo, la sentenza
Se poi un processo ai combattenti che si sono arresi dovesse portare a sentenze non solo detentive ma perfino capitali…se i russi dovessero mandare a morte qualcuno di quelli della Azovstal. Allora la Russia esibirebbe patente di feroce menzogna. E perderebbe un altro pezzo di guerra, quello della reputazione internazionale, quello che le resta dopo aver riacceso la guerra in Europa. Per capirci e solo a mo’ di contenuto (nelle proporzioni) esempio, diventerebbe un po’ più difficile per i vari professor Orsini e avvocati d’ufficio e vocazione pro Mosca esibirne le “occultate buone ragioni”.
Putin questa la evita. Forse
La tentazione della vendetta, della vendetta pubblica, del processo ai “nazisti”, del tradire i patti per godere dell’umiliazione e annichilimento del emici in Russia c’è. Alimentata dalla propaganda e ideologia che sono non poca parte del regime e della stessa guerra. Ma questa insana e autolesionista tentazione Putin la terrà a bada, confinata nella inutile Duma e nella trombonesca tv di Stato. Questo errore peggio di un crimine che sarebbe infierire su chi si è arreso e consegnato come prigioniero Putin lo eviterà. Forse.