ROMA, 21 AGO – Via all'Operazione Sirena. E' scattato nella notte l'assalto finale degli insorti a Tripoli e al regime di Muammar Gheddafi. Da ieri sera si combatte in diversi quartieri della capitale libica, con centinaia di morti e feriti, mentre dal cielo le bombe della Nato piovono sul bunker di Bab al-Aziziya, il tradizionale rifugio del rais, che oggi e' tornato a far sentire la sua voce in un nuovo messaggio audio trasmesso dalla tv di Stato, dopo quello della notte scorsa.
''Non mi arrendero' mai. Temo che Tripoli brucera''', ha ammonito il Colonnello chiamando di nuovo i suoi a raccolta per difenderlo e, come aveva detto in nottata, per ''eliminare i ratti''. A Bengasi invece regna l'ottimismo sull'imminente fine del Colonnello e dei suoi: ''Tripoli cadra' da qui a domani'', ha assicurato uno dei capi dei ribelli, Abdelhakim Belhaj. ''Gheddafi ha i giorni contati'', ha commentato la Casa Bianca, con il presidente Barack Obama costantemente aggiornato sugli sviluppi, mentre il presidente francese Nicolas Sarkozy – accusato dal rais di voler ''prendere il petrolio libico'' – ha chiesto al Colonnello di ''evitare al suo popolo altre inutili sofferenze e a deporre le armi''. Stessa linea per la Germania della cancelliera Angela Merkel. Sulla sorte di Gheddafi pero' continuano a rincorrersi voci: chi lo da' in fuga verso l'Algeria, chi ancora nel suo bunker, chi pronto ad arrendersi per salvare la pelle. Il Consiglio nazionale transitorio (Cnt) degli insorti vede infatti solo due possibilita': la fuga o la resa, e in tal caso, ha assicurato il presidente Mustafa Abdel Jalil, ''sara' trattato come un prigioniero di guerra, secondo il diritto internazionale''.
''I suoi concittadini, che lo conoscono bene, sanno che Gheddafi non cerca una morte eroica'', ha commentato all'ANSA il console italiano a Bengasi, Guido de Sanctis, raccontando di ribelli ''euforici'', determinati a prendere Tripoli ''prima della data simbolo del primo settempre'', anniversario della 'Rivoluzione verde' del Colonnello del 1969. Anche l'ex numero due del regime, Abdessalem Jalloud, appena riparato in Italia, si e' detto sicuro che il suo vecchio compagno di rivoluzione non avra' ''il coraggio'' di suicidarsi. Intanto il sangue scorre per le vie della capitale. Secondo il governo libico, negli scontri della notte scorsa sono morte 376 persone, su entrambi i fronti dei ribelli e delle truppe governative, e 1000 sono rimaste ferite. Fonti dell'insurrezione citate dalla tv al Jazira parlano anche di decine di lealisti catturati.
Gli scontri sono cominciati ieri sera nella zona di Tajoura, sobborgo orientale di Tripoli, per poi spostarsi in altri quartieri, mentre la folla – secondo le testimonianze dei residenti – cominciava a scendere in strada per rivoltarsi contro il regime. La citta' – ha pero' assicurato il governo – puo' contare su ''migliaia di soldati professionisti e migliaia di volontari'' pronti a difenderla. ''Non sono solo patrioti – ha spiegato il portavoce, Mussa Ibrahim, in una conferenza stampa – ma gente che vuole difendere la propria casa e la propria famiglia''. Per i ribelli – che temono anche l'uso di armi chimiche da parte di un Gheddafi con le spalle al muro – i rinforzi sono arrivati e stanno ancora arrivando da Zawiah (50 km a ovest di Tripoli), via mare da Misurata (200 km a est) e dalle Montagne occidentali di Nefusa. Nel corso della giornata gli insorti sono riusciti a prendere il controllo di una base militare alle porte di Tripoli, impadronendosi di armi, munizioni e veicoli. Centinaia di oppositori e detenuti sono stati liberati dalle prigioni di Maya e di Tajoura, tutti apparsi ai testimoni oculari in pessime condizioni di salute. La sanguinosa battaglia di Tripoli ha anche impedito l'evacuazione di alcuni cittadini stranieri di diverse nazionalita' che avrebbero dovuto lasciare stamani la citta' a bordo di una nave maltese. ''A causa dei combattimenti nel porto di Tripoli, il battello maltese MV Triva 1 non e' riuscito a salpare ed e' rientrato in rada", ha detto la portavoce del ministero degli Esteri polacco, Paulina Kapuscinska.
In serata spari si sono uditi anche vicino all'albergo dei giornalisti internazionali, l'Hotel Rixos. Uomini fedeli a Gheddafi, armati di kalashnikov, si sono piazzati davanti all'albergo, sparando colpi probabilmente verso postazioni dei ribelli.
