Con cinque voti favorevoli a quattro Battisti, attualmente in sciopero della fame, ha avuto il via libera. Il voto decisivo è stato quello del presidente dell’alta corte, Gilmar Mendes, che ha ritenuto che gli assassinii per cui Battisti è stato condannato sono “crimini comuni” e non “politici”.
Per l’ex membro dei Pac (Proletari armati per il comunismo), condannato in contumacia per quattro omicidi, il futuro prossimo resta pieno di incognite: il Brasile dovrà scegliere se processare l’ex terrorista rosso per l’uso di documenti falsi, tra i quali il passaporto, durante il suo periodo di latitanza nel paese. Ancora nessuna conferma sui tempi necessari per il trasferimento definitivo di Battisti in un carcere italiano, anche alla luce della possibilità di un suo eventuale ricorso davanti ai tribunali internazionali di difesa dei diritti umani, tra i quali la Corte interamericana.
I giudici sono riuniti per decidere se il voto del presidente Inacio Lula è definitivo o discrezionale riguardo all’estradizione di Battisti, che quindi non è più considerato rifugiato politico. Dispiaciuto il suo legale Luis Roberto Barroso.