Bernardo Alvarez, detto anche l’uomo serpente, era famoso in tutte le Filippine. Il 62enne, cacciatore soprattutto del cobra reale, si diceva immune al veleno dei rettili. Ma proprio questa sostanza lo ha ucciso.
Bernardo Alvarez, l’uomo serpente che si diceva immune al veleno del cobra
Durante un documentario del 2017, all’inviato che lo aveva intervistato, aveva mostrato i segni sulla pelle, piccole cicatrici scure sulle braccia e sulle gambe, tutti morsi di serpenti. “Non mi fanno più niente, troppe volte mi hanno morso, il mio corpo si è abituato al veleno”. Lo scorso 9 luglio però, dopo un morso di un serpente che aveva catturato, Bernardo Alvarez è stramazzato a terra e da lì non si è più rialzato.
Boy Ahas è finito sui siti di mezzo mondo: l’uomo serpente ucciso dal morso del cobra che moltissime volte aveva catturato e lasciato che gli mordesse le mani, le braccia, le gambe. Il cobra che il 9 luglio lo ha ucciso era probabilmente un Naja Naja. Il suo veleno è simile al curaro, colpisce i nervi e il cuore, paralizza e fa precipitare la pressione del sangue, in pochi secondi può bloccare tutto, spezzando il respiro.
Il 9 luglio, dopo l’ennesimo cobra catturato, mentre intorno la folla acclamava, Bernardo Alvarez ha stretto la testa del serpente in una mano e se l’è avvicinata alla bocca. Ma è in quel momento, così hanno poi raccontato testimoni, che il serpente è sfuggito alla presa e lo ha morso sulla lingua. L’effetto del veleno è stato immediato e Bernardo è caduto in terra totalmente paralizzato. Inutili i soccorsi arrivati quasi subito.
Tre giorni di lutto per la morte di Bernardo Alvarez
“I tanti morsi ricevuti durante la sua vita lo avevano in parte immunizzato, ma soltanto da piccole quantità di veleno – ha detto il medico che ha svolto l’autopsia sul corpo del 62enne -. Il morso ricevuto in bocca è stato lungo, una grande quantità di sostanze tossiche sono entrate nell’organismo. Quel cobra secerne una sostanza composta da micotossine, cardiotossine, neurotossine e citotossine, un cocktail micidiale”. In suo onore la sua città, Mangaldan, ha proclamato tre giorni di lutto.