La repressione, in Bielorussia, fa pagare il conto anche ai bambini. Almeno a Danil Sannikov, piccolo di tre anni, che rischia di finire in un orfanotrofio. Suo padre, Andrej, è uno dei sette candidati alle elezioni presidenziali finito nelle celle del centro di detenzione del Kgb la notte del 19 dicembre, durante gli arresti seguiti alle proteste per le irregolarità alle elezioni. In carcere è finita anche la madre, Irina Khalip, una nota giornalista investigativa.
Danil, racconta il Corriere della Sera, è andato a vivere con la nonna materna. Ma il 24 dicembre due assistenti sociali si sono presentati all’asilo, e quando la nonna è arrivata per portare a casa il nipotino, le hanno detto: “Se lei non ha i mezzi o la forza per tenere con sé il bambino non si preoccupi; non rimarrà certamente solo”.
Alcuni indizi poi farebbero pensare ad un piano preordinato: la madre di Danil aveva ricevuto delle email prima delle elezioni: “Non pensare solo a te stessa, pensa a tuo figlio”. E il fatto che, secondo l’avvocato del padre di Danil, il Kgb aveva già notificato la situazione del piccolo ai servizi sociali sei giorni prima che i genitori fossero incriminati.
Entro la fine di gennaio un giudice deciderà che fine farà Danil. Questo nonostante, oltre alla nonna materna, il piccolo abbia altri tre nonni che potrebbero occuparsi di lui. Il bambino è stato sottoposto ad infiniti test, compreso quello dell’Hiv e della sifilide.
Sulla vicenda è intervenuto anche l’ultimo segretario generale del Pcus, Mikhail Gorbaciov, che ha scritto una lettera al padre padrone della Bielorussia Aleksandr Lukashenko chiedendogli di liberare la madre del piccolo. Ma il leader per adesso non ha dato segni di cedimento.
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