«L’appello è stato respinto, ma ci rivolgeremo alla Corte suprema» ha fatto sapere l’avvocato di Suu Kyi e portavoce della Lega nazionale per la democrazia, Nyan Win, dopo la bocciatura del tribunale di secondo grado. La prima condanna a tre anni di lavori forzati era stata convertita in un anno e mezzo di arresti domiciliari, stessa pena inflitta a due collaboratrici dell’attivista. Anche le due donne si sono viste respingere l’appello che avevano presentato.
John Yettaw, l’americano all’origine del “pasticcio”, era stato condannato a sette anni di lavori forzati, ma Washington aveva ottenuto il suo rilascio grazie all’intervento del senatore Jim Webb.