Sale ad almeno 128 il numero delle persone uccise nella sanguinosa repressione dell’esercito nei confronti di simpatizzanti dell’opposizione che stavano manifestando nello stadio di Conakry.
La cifra è stata stimata proprio dal partito dell’oppositore Sydia Tourè.
I manifestanti contestano la candidatura alle presidenziali di gennaio del capo dei golpisti, il capitano Moussa Dadis Camara, leader dei militari.
I negozi sono rimasti chiusi e c’erano pochi veicoli in giro per le strade della capitale, dopo che lunedì l’esercito ha cominciato ad aprire il fuoco sugli oppositori.
Secondo Mamadi Kaba, responsabile di un’organizzazione per i diritti umani, oltre ai morti ci sarebbero anche molte donne violentate: le violenze sono state consumate prima nello stadio e poi anche in caserme e commissariati.
Sempre secondo la ong, «i militari entrano nei quartieri, fanno saccheggi e violentano le donne. Abbiamo avuto queste informazioni da fonti concordanti, da fonti della polizia e vicine all’esercito, anche perché molti militari non sono d’accordo con quanto sta avvenendo».
