Ceausescu, Saddam, Gheddafi: il sangue del dittatore in diretta tv

Muammad Gheddafi (LaPresse)

ROMA – Il dittatore che muore fa notizia. La foto o il video del dittatore che muore fa ancora più notizia, soprattutto se presenta uno dei seguenti tratti: occhi sbarrati, sangue, espressione di terrore, ferite.

E’ successo giovedì a Muammar Gheddafi, ucciso da un colpo alla testa e ripreso negli istanti prima di morire e subito dopo la morte. Filmato coi telefonini dai ribelli (combattenti con lo smartphone, segno dei tempi) prima appariva un po’ troppo vivo per essere moribondo. Pochi minuti dopo era morto, ucciso da un colpo alla testa durante un conflitto a fuoco secondo i ribelli del Cnt, vittima di una esecuzione sommaria secondo diversi media.

Sta di fatto che una delle prime preoccupazioni dei ribelli, ufficialmente per mostrare al mondo che la guerra era davvero finita e vinta, è stata quella di dire: “Esporremo il corpo di Gheddafi in diretta tv”. Non ce n’è stato neppure bisogno: ci avevano già pensato i soldati e Al Jazeera.

Il pensiero allora corre alla “terminazione” di Osama Bin Laden (che dittatore non era visto che non aveva un suo stato, ma era comunque signore più o meno dispotico di una rete del terrore). Bin Laden è stato ucciso in un’operazione che aveva come solo obiettivo quello di ucciderlo. Sono uscite decine di foto false e forse qualche scatto autentico. Barack Obama, però, dopo averci pensato qualche giorno ha deciso che Bin Laden meritava di morire nell’ombra e ha negato a Bin Laden la pubblica esposizione della foto del cadavere. Gli Usa hanno diffuso le foto del compound che è un po’ come una partita di calcio senza pallone. La curiosità morbosa, per una volta, ha dovuto cedere alla Cia. L’umana pietà non c’entra nulla, sia chiaro: si è trattato di puro calcolo poltico. La foto non avrebbe comunque convinto gli scettici (basta poco a fare un montaggio convincente) e avrebbe fatto infuriare gli estremisti.

Dittatore con tutti i titoli era invece Saddam Hussein, un altro morto ammazzato in diretta tv. La sola differenza con Gheddafi è che almeno in Iraq hanno fatto finta di fargli un processo. E’ bastato a George Bush che ne ha definito l’impiccagione come “una pietra miliare sulla strada della democrazia”. Saddam è stato impiccato nel 2006 e tutto è stato rigorosamente filmato e trasmesso. Basta un’avvertenza di quelle che si mettono in questi casi, di quelle sullo stile “attenzione, le immagini che seguono potrebbero urtare la vostra sensibilità e sono riservate a un pubblico adulto”. Invito a nozze per la curiosità di chiunque, più inutili delle scritte sui pacchetti di sigarette. Il dittatore è arrivato al patibolo composto, forse troppo per non far pensare a una dose massiccia di sedativi.

Di un altro dittatore sanguinario, il rumeno Nicolae Ceausescu, rimane invece molto meno. Era il 21 dicembre 1989 e non c’erano gli smartphone. I rumeni furono molto più spicci: dittatore catturato, processato e fucilato in poco più di un’ora e mezza. Rimane qualche foto e pochissimi filmati che mostrano i cadaveri già composti. Altri tempi ma già c’era la convinzione che un’immagine avrebbe potuto convincere più di decine di documenti ufficiali.

La spettacolarizzazione del dittatore morto è però venuta dopo: è un filone “inaugurato” suo malgrado da Saddam Hussein. Il filone ancora da inaugurare è quello del dittatore sanguinario processato in modo equo da un’autorità internazionale. Ci si è provato qualche anno fa con Slobodan Milosevic, il sanguinario leader serbo. Solo che è morto d’infarto durante il processo all’Aja. Il sospetto è che abbia sospeso le cure proprio per morire e scaricare la colpa su chi lo processava. Il desiderio di vendetta è stato negato anche ai cileni. Augusto Pinochet è morto “tranquillamente” in patria nel 2006. A 91 anni. Senza che in Cile si sia riusciti a processarlo. Ma è un eccezione. Da Saddam passando per Gheddafi i dittatori lo sanno: quando passa l’onda è probabile che il loro sangue sarà trasmesso in mondovisione.

 

Published by
Emiliano Condò