NEW YORK – L’allenatore della squadra di football di un liceo dell’Alabama è stato licenziato per aver offeso il fondo schiena presidenziale di Michelle Obama. Il coach Bob Grisham soleva fare commenti denigratori in classe sul lato b della First Lady: l’ha chiamata “Fat Butt” (culona, ndr), proprio come l’ex premier italiano, Silvio Berlusconi, definì la cancelliera tedesca, Angela Merkel. Ma a lui nessuno chiese dimissioni a gran voce, non per questo quanto meno. Grisham, ignaro di esser stato segretamente registrato da uno studente, aveva poi aggiunto che la moglie del presidente degli Stati Uniti è “troppo grassa” e in quanto tale non dovrebbe dar lezioni all’America su buona alimentazione e forma fisica.
Del resto il coach Grisham non è certo il primo a ironizzare sul lato B di Michelle: il re della radio di estrema destra Rush Limbaugh è solito chiamare la First Lady “My Butt Obama”, mentre il deputato repubblicano del Wisconsin James Sensenbrunner è stato costretto a formulare pubbliche scuse per aver commentato sul suo “vasto posteriore”.
Dopo la copertina di Michelle “schiava nera” a seno nudo pubblicata l’estate scorsa da una rivista spagnola, l’uscita infelice dell’allenatore è solo l’ennesimo esempio di stereotipo razziale ispirato all’aspetto fisico della Signora Obama. Uno stereotipo che ha origini antiche, osserva il Washington Post, citando l’immagine della Venere ottentotta, una donna africana il cui corpo nudo dal posteriore pronunciato veniva fatto sfilare nei circhi dell’Europa dell’Ottocento.
Michelle non è d’altra parte la prima First Lady soggetta a critiche per il suo look: Hillary Clinton ai suoi tempi era spesso derisa per le caviglie grassottelle. Ma l’ossessione di una certa parte dell’America per il formoso fondo schiena di Michelle è più che altro una critica in codice, ”per sottolineare la sua etnicità e ricordare alla gente che è nera”, ha osservato Andra Gillespie, docente di scienze politiche alla Emory University. Definirla grassa è uno “dei più diffusi eufemismi razziali della destra“, ha scritto la rivista The Atlantic mentre per Ayana Byrd, coautrice di una antologia sugli stereotipi che la cultura dei bianchi affibbia alla donna nera, “fa parte della storia di questo paese una decisa mancanza di rispetto per il corpo delle afro-americane”.