Minatori Cile, i rischi dopo il salvataggio: embolia, danni alla vista, problemi al cuore

Ai più fortunati servirà almeno un mese per riprendersi, ma i 33 uomini intrappolati da 67 giorni nella miniera di San Josè, in Cile, per i quali sono in corso le operazioni finali di salvataggio, rischiano tutti di avere problemi fisici e psichici.

La prolungata inattività, secondo Sergio Cameli, medico dello sport, potrebbe aver provocato ai minatori ”danni alle ossa e alla vista, anche se non gravi, oltre ad aver alterato i valori del sangue”.

Inoltre c’è il rischio di embolie, come per i subacquei, se non risaliranno lentamente in superficie. Ma i 33 lavoratori, secondo Angelo Geminiani, del centro ‘Extreme’ della scuola S.Anna, del Cnr e dell’Universita’ di Pisa, ”rischiano anche di subire lo stress da rientro: la pressione dei media potrebbe infatti far saltare il loro equilibrio psichico, già precario per i tanti giorni trascorsi in profondita”’.

Ecco in dettaglio i rischi a cui vanno incontro i 33 minatori intrappolati:

EMBOLIA DA RIEMERSIONE – Come i subacquei, anche per i minatori intrappolati a 700 metri di profondità è raccomandata una ”risalita a tappe” per non avere problemi come emboli. ”Scendendo in profondità, con la variazione di pressione – ha osservato Cameli – c’è un passaggio di stato da gassoso a liquido dell’ossigeno, mentre risalendo la parte liquida ridiventa gassosa, con il rischio di emboli”.

CARENZA DI VITAMINE E SALI MINERALI – I minatori hanno avuto un’alimentazione non equilibrata dal punto di vista qualitativo e per questo andranno controllati i valori del sangue perché  ”la quantità  di sali minerali – ha precisato il medico sportivo – incide sui processi metabolici”. Inoltre la mancanza di luce potrebbe aver creato problemi di osteoporosi.

DANNI ALLA VISTA – Possibile qualche danno oculare perche’ ”al buio sono state attivate solo alcune parti del sistema visivo, in particolare coni e bastoncelli sono stati particolarmente sollecitati, mentre la retina non ha praticamente funzionato.

PROBLEMI CARDIOCIRCOLATORI – L’inattività  potrebbe aver ridotto il tono muscolare dei minatori ma anche diminuito la ‘portata cardiaca’, con minor afflusso di sangue sia per gli organi interni, i muscoli e per le funzioni vitali.

DIFFICOLTA’ COGNITIVE – La scarsa ossigenazione nel sottosuolo, secondo Cameli, potrebbe aver portato a una riduzione delle funzioni vitali, ripecuotendosi a livello neurologico e cognitivo, in particolare con una diminuzione della capacità di concentrazione e della memoria.

STRESS MEDIATICO – L’attenzione dei media di tutto il mondo e’, per lo psichiatra e neurofisiologo Angelo Geminiani, il principale problema che rischia di alterare l’equilibrio psichico dei minatori. Per questo i minatori ”andrebbero lasciati in pace”. ”La risposta, una volta tornati in superficie, sarà soggettiva – ha sottolineato – ed è chiaro che le persone più vulnerabili subiranno maggiormente lo stress. La felicità di tornare a livello terra e di essere scampati alla morte può costituire comunque una motivazione capace di contrastare i ricordi negativi vissuti nel sottosuolo”. Sul piano teorico, inoltre, ”il mantenimento di una condizione di stress può aver innescato una risposta patologica, ansioso-depressiva con un’alterazione del sonno”.

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Emiliano Condò