Se tutto andrà bene i 33 minatori intrappolati da esattamente due mesi nella miniera di San Josè, all’estremo nord del Cile, saranno tratti in salvo questo fine settimana, forse persino sabato, dall’infernale cunicolo in cui sopravvivono da due mesi a 700 metri di profondità . Lo affermano oggi il giornale di Santiago, La Tercera, e il sito della Bbc, che pubblica un’intervista con il capo delle operazioni di soccorso, Pedro Buttazzoni. Secondo il direttore dell’impresa mineraria Geotec, che si occupa delle operazioni di salvataggio, una delle tre trivelle di soccorso è penetrata più velocemente del previsto nel suolo ed è già giunta a 464 metri di profondità : mancano solo 160 metri per raggiungere il punto in cui i minatori sono prigonieri.
I tecnici stanno dibattendo se sia il caso di rivestire o no di metallo l’interno del pozzo di salvataggio, da cui verranno estratti uno ad uno i minatori in un’apposita capsula. Questo dipenderà dagli strati roccia attraversata dal tunnel, se saranno o meno sufficientemente solidi. Se si opterà per la soluzione più prudente, allora i lavori si protrarranno per quasi tutta la prossima settimana. Ma se si decidesse di non installare la guaina di sicurezza allora Buttazzoni ha indicato come ”perfettamente possibile” che si riesca ad estrarre i 33 molto prima della prevista seconda metà di ottobre. Il ministro della sanità cileno, Jaime Manalich, ha raccontato come i minatori verranno estratti dalla cava di rame e d’oro crollata.
”Prevediamo l’uscita di un minatore all’ora – ha detto il ministro alla Tercera – Bisogna considerare che il tragitto dal fondo della miniera alla superficie sarà dai 10 ai 25 minuti. Esistono ovviamente vari problemi che si potrebbero verificare. Per esempio che la capsula non salga, che si fermi per qualche ostacolo, o che a qualcuno salga la pressione, per qualche scompenso, o che soffra di claustrofobia. Non dimentichiamo che il tunnel per il quale salirà la capsula è molto stretto”. Dopo essere liberati, i minatori trascorreranno le prime 48 ore nell’ospedale di Copiapò. Molta attenzione sarà impiegata per proteggere gli occhi dalla luce del sole, dato i 33 vivono la loro odissea nella quasi completa oscurità . ”Ad ogni minatore abbiamo poi promesso come minimo sei mesi di appoggio psicologico – ha concluso Manalich – Tutti incominceranno a vivere esperienze molto forti: dovranno affrontare la stampa, la fama, e rincontreranno le loro famiglie che non sono più le stesse di quando sono rimasti intrappolati, a causa di questa drammatica esperienza”.
Più si avvicina il giorno del salvataggio, più le famiglie che aspettano al ”Campamento Esperanza”, organizzato fuori dalla miniera nel deserto di Atacama, fremono nell’ attesa che il calvario loro e dei 33 là dentro possa arrivare a una fine felice. Oggi un minatore ha compiuto 40 anni sotto terra. I compagni di Mario Sepulveda hanno fatto festa con lui, con il classico ”cumpleanos feliz” e con diritto alla torta con 40 candeline e a tanti palloncini. Sepulveda ha parlato commosso per videoconferenza con la moglie e i figli che attendono in superficie all’accampamento. Intanto è stato reso noto che nelle perforazioni di soccorso sono stati individuati importanti giacimenti di rame e d’oro. Se tale circostanza fosse confermata, gli azionisti della società San Esteban, proprietari della miniera crollata, potrebbero passare dal loro status di economicamente falliti, viste le richieste di ingenti risarcimenti già partite dai familiari dei 33 minatori, alla gioia di neo-multimilionari.