Quattro dei sedici sopravvissuti alla tragedia aerea delle Ande del 1972 sono giunti oggi alla miniera San José di Copiapò per dare il loro appoggio ai 33 minatori bloccati da 29 giorni a 700 metri di profondità.
I quattro membri della Fondazione ‘Viven’ (Sono vivi, in spagnolo), Josè Luis Inciarte, Pedro Algorta, Ramon Sabella e Gustavo Zervino, hanno già inviato ai minatori il loro primo messaggio: ”Tenete duro”.
Nei prossimi giorni, i quattro parleranno con i minatori intrappolati nel fondo della miniera per far loro coraggio e raccontare la loro esperienza.
La fondazione è stata creata dai sopravissuti dell’incidente aereo che nel 1972 provocò la morte di 29 persone, quasi tutti giocatori di una squadra di rugby uruguayana diretta a Santiago.
L’aereo finì contro una cima delle Ande. Due dei passeggeri partirono a piedi a cercare soccorsi, mentre il resto rimase vicino alla carcassa dell’aereo per 72 giorni, finendo per cibarsi della carne dei compagni morti.
La tragedia ebbe un’enorme ripercussione e divenne il simbolo del tentativo di sopravvivere a tutti i costi, anche ricorrendo al cannibalismo.
La Marina cilena ha intanto presentato il progetto della capsula che dovrà riportare alla luce i minatori, una volta scavato il pozzo di 700 metri e del diametro di 70 centimetri fino al rifugio.
”La capsula dovrà essere dotata di ossigeno, luce, mezzi di comunicazione e video, e di un’imbracatura che eviti qualsiasi sforzo delle gambe durante il tragitto, che richiederà un’ora per ognuno di loro – ha spiegato in televisione il comandante della Marina cilena, Sergio Sandoval – Sarà equipaggiata inoltre con un dispositivo che permetta al minatore di sganciarsi e ridiscendere con i propri mezzi, se la capsula dovesse incagliarsi a meta’ percorso”.