Cina, al Jazeera denuncia un caso di aborto forzato all’ottavo mese

Un caso di aborto forzato all’ottavo mese di gravidanza, avvenuto in Cina è stato denunciato dalla rete televisiva Al Jazeera e ripreso con forza dai gruppi di esuli cinesi cristiani. Il caso si è verificato nella città di Xiamen, sulla costa sudorientale della Cina. Al Jazira ha intervistato il marito della donna costretta ad abortire per aver violato la legge sul figlio unico, dato che la coppia ha già una bambina di 10 anni.

I reporter della tv sono riusciti ad entrare nell’ ospedale dove la donna ha ricevuto un’ iniezione che ha ucciso il bambino ma hanno evitato di mostrare il suo volto, limitandosi a riprendere la grossa pancia della madre mancata. In una breve intervista il marito della donna, il lavoratore edile Luo Yanquan, si chiede “come mai potrà spiegare” alla figlia, che aspettava di avere un fratellino, “quello che è successo”.

La legge sul figlio unico è in vigore in Cina dal 1980 ed impone alle amministrazioni locali di non superare delle “quote” di nuove nascite assegnate loro ogni anno. Il governo centrale non consente gli aborti forzati, che però sono frequenti nelle zone più povere del Paese. L’attivista cieco Chen Guangcheng ha appena finito di scontare una condanna ad oltre tre anni di prigione per aver denunciato la pratica degli aborti forzati nella sua provincia natale, lo Shandong, nella Cina settentrionale. Secondo le denunce di Chen, oltre settemila donne erano state costrette ad abortire, alcune contro il parere dei medici.

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Elisa D'Alto