PECHINO, CINA – I cinesi stanno invecchiando rapidamente e la meta’ di loro vivono nei centri urbani. E’ quello che emerge dal censimento condotto in Cina nel 2010.
I risultati, resi noti giovedi, sono destinati a riaccendere il dibattito sull’ utilita’ della legge, estremamente impopolare, che impone alle coppie urbane di aver un solo figlio, mentre nelle campagne possono avere il secondo nel caso il primo nato sia di sesso femminile.
La popolazione della Cina, che per dimensioni e’ oggi la seconda economia del mondo, e’ cresciuta del 5,84% dall’ ultimo censimento, che fu tenuto nel 2000.
La popolazione della Cina continentale e’ di 1,34 miliardi di persone. Di queste, il 49,7% vive nelle citta’. La quota dei giovani di 14 anni o meno e’ del 16,60%, con una netta diminuzione dal 2000, quando erano il 22,89%; i cittadini di eta’ superiore ai 60 anni sono il 13,26%, tre punti percentuali in piu’ che nel 2000.
”I dati del censimento dimostrano che il nostro Paese si trova di fronte a cambiamenti e sfide che riguardano la popolazione, l’ economia e lo sviluppo sociale. In primo luogo, il processo di invecchiamento ha avuto un’ accelerazione, mentre le dimensioni della popolazione mobile sono in continua crescita”, ha sintetizzato Ma Jiantang, capo dell’ Ufficio nazionale di statistica, in una conferenza stampa a Pechino.
Nel 2010, per la prima volta, i lavoratori emigrati sono stati presi in considerazione nel censimento. Se si considerano anche le Speciali Regioni Amministrative di Hong Kong e Macao e Taiwan, che e’ di fatto indipendente, la popolazione della Cina e’ di 1,37 miliardi di persone, secondo i risultati del censimento.
Il processo di invecchiamento sta facendo aumentare le sollecitazioni dei demografi per l’abbandono della pianificazione famigliare, e lo stesso governo lascia intendere che è possibile un ripensamento, ma aumentano anche le preoccupazioni secondo cui la cultura dell’ unico figlio è ormai talmente radicata tra i cinesi che anche se le autorità volessero incoraggiare un più alto tasso di natalità potrebbero non raggiungere lo scopo.
E comunque non è che non ci stanno provando. Il premier Wen Jiabao ha dichiarato in parlamento che la Cina dovrebbe ”progressivamente migliorare la’attuale politica di pianificazione famigliare”. Secondo Wang Feng, capo del Centro Tsinghua per le Politiche Pubbliche di Pechino, ad essere sottoposte al regime dell’unico figlio è il 63 per cento delle coppie cinesi. E funzionari governativi hanno dichiarato che la pianificazione trentennale ha evitato 400 milioni di nascite.
Le parole del premier potrebbero preludere ad un rilassamento dell’attuale stato di cose. Ma osserva in proposito Arthur Kroeber, direttore di Dragonomics, un’azienda di ricerche economiche a Pechino: ”A mio giudizio la politica dell’unico figlio è ormai superata e dannosa, ma ritengo anche che se la abolissero oggi non avrebbe alcun impatto”.