C’è ancora vita nella miniera di carbone Wangjialing in Cina. I 153 minatori intrappolati dal 28 marzo hanno dato i primi segnali da circa 250 metri di profondità. Colpi sui tubi, grida e un cavo metallico legato a una trivella fanno sperare i soccorritori che ormai avevano perso le speranze. Immediatamente dalla superficie, come riferisce il quotidiano britannico Guardian, stanno scendendo viveri e acqua.
La miniera situata nella regione settentrionale dello Shangxi, maggior produttrice di carbone del paese, è stata inondata dall’acqua cinque giorni fa. Sul banco degli imputati, la direzione della struttura che non avrebbe effettuato i necessari controlli per la sicurezza. Una negligenza che ha permesso all’acqua infiltrata di sfondare i cunicoli e reso difficile il lavoro dei tremila pompieri.
Una settimana nera, per il settore minerario cinese. Ultimo incidente oggi, 2 aprile: un’esplosione di grisou ha ucciso almeno 12 minatori nella provincia centro-orientale di Henan, una trentina i dispersi.
Le miniere cinesi sono considerate le più pericolose al mondo: oltre 2.600 i morti solo nel 2009. Pechino chiude i siti privati a rischio ma sono pubbliche le proprietà che fanno registrare gli incidenti più gravi.