Se Deng Shengang è morto nella clinica lager per malati di internet, Liu Yuan ha perso il lavoro per aver raccontato al mondo quella storia.
Uno è il ragazzo di 15 anni, ucciso dalla follia degli operatori sanitari che avrebbero dovuto curarlo dalla sua dipendenza da web, l’altro è un giornalista, vicedirettore del “Nanguo Morning Post”.
Uno ora riposa in pace dopo aver patito pestaggi e soprusi, l’altro è stato rimosso dal suo incarico dalle autorità cinesi perché troppo scomodo.
In pochi hanno avuto il coraggio di seguire la tragica storia di Deng, in Cina la libertà dei reporter è piuttosto limitata. Come Liu Yuan altri giornalisti sono stati licenziati per l’eccessiva rilevanza mediatica riservata alle violenze della clinica di riabilitazione per internauti.
Per i vertici della regione autonoma del Guangxi episodi come quello dell’uccisione di Deng non vanno inseguiti come scoop, o piuttosto vanno nascosti agli occhi del mondo.
