Un tribunale cinese ha condannato la società che gestisce il più popolare servizio cinese di chat su internet, a risarcire una famiglia il cui figlio aveva accolto, sul sito, l’invito di un coetaneo per suicidarsi. A giugno, uno studente di nome Zhang ha inviato sul sito QQ, il servizio di chat gestito dalla Tencent, un invito al suicidio per altri ragazzi. L’invito è stato inviato a più utenti della stessa chat provocando la risposta positiva del giovane, chiamato Fan.
Questi ha raggiunto Zhang in una stanza d’albergo e nonostante questi avesse all’ultimo tentato di dissuaderlo, si è suicidato. Zhang ha lasciato il giovane Fan morto nella stanza senza avvisare, se non un paio d’ore dopo, la reception. Da qui la richiesta di risarcimento da parte dei genitori di Fan, nei confronti sia di Zhang che della Tencent.
In una sentenza che non ha precedenti nella storia giudiziaria cinese, la Corte del Popolo della provincia dello Zhejiang, nella città di Lishui, ha riconosciuto la colpa di entrambi, obbligandoli ad un risarcimento parziale. La corte ha infatti deciso che Zhang deve pagare il 20% delle spese totali e del risarcimento, mentre il 10% dovrà essere pagato dalla Tencent, considerata responsabile per non aver vigilato su quello che era stato pubblicato sul proprio sito.
[gmap]
