SEOUL – Il mistero degli sms spediti dal traghetto naufragato in Corea del Sud: la veridicità di questi messaggi è tutta da verificare, ma ad alcuni parenti delle persone a bordo (la maggior parte studenti) sono arrivate tramite telefonino richieste d’aiuto.
Questi alcuni testi mandati dai (presunti) ragazzi e ricevuti dai genitori:
«Sto morendo la cabina è invasa di acqua gelida. Voglio chiederti scusa per i dispiaceri delle ultime settimane».
Oppure ancora: “Non sono morto” e “Per favore fate sapere che ci sono persone vive all’interno della nave”.
Alcuni scambi sono struggenti: “E’ un disastro, stiamo affondando”, con risposta altrettanto struggente: “cerca di uscire il prima possibile” e poi “so che i salvataggi sono in corso, ma cerca di uscire fuori se riesci”. A cui è stato risposto: “Papà, non posso uscire. Il corridoio è strapieno di ragazzi, ed è troppo inclinato, non preoccuparti, ho un salvagente e siamo tutti raggruppati assieme”.
Intanto per la tragedia è indagato il comandante della nave, che i giornali coreani hanno già ribattezzato lo “Schettino coreano”.
Un vicepreside che si è salvato dalla tragedia si è ucciso perché non riusciva a sopportare il dolore.