PARIGI – Nuovi massacri sono stati scoperti in Costa d’Avorio, con più di 100 corpi ritrovati dalle forze dell’Onu nelle ultime 24 ore in alcuni centri dell’ovest del paese martoriato dalla guerra. Corpi di uomini e donne, alcuni che sembrano essere stati bruciati vivi, gettati in un pozzo, assassinati da mercenari probabilmente per motivi ”etnici”. La macabra scoperta delle agenzie umanitarie dell’Onu è stata fatta in varie località del Paese.
Erano una quindicina i corpi nella città di Duekouè, che si vanno a sommare agli altri 229 ritrovati nei giorni scorsi. ”Alcune delle vittime sembrano essere state bruciate vive e alcuni corpi sono stati gettati in un pozzo”, ha detto da Ginevra Rupert Colville, portavoce dell’ufficio dell’Alto commissario Onu per i diritti umani.
A Blolequin, all’ovest di Duekoue’, sono stati rinvenuti circa 40 cadaveri, di persone probabilmente uccise da miliziani della Liberia. Blolequin, ha detto Colville, ”e’ stata descritta dalla squadra dell’Onu come una citta’ morta, la cui popolazione e’ fuggita”. C’erano altri 60 cadaveri a Guiglo, e tra loro diverse persone dell’ovest del Paese africano. La portavoce dell’Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), Elysabeth Byrs, ha parlato di una vera e propria ”tragedia umanitaria” tanto ad Abidjan quanto nell’ovest del Paese. Centinaia di persone continuano a fuggire dal terrore e dal caos della più grande città ivoriana.
Manca l’acqua ad Abidjan e per questo si rischia un’epidemia di colera, secondo l’OMS (Organizzazione mondiale della Sanita’). Fino ad oggi, afferma l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), quasi 150 mila persone hanno cercato rifugio nei Paesi vicini. La maggior parte, 135 mila, sono andati verso ovest, in Liberia. Solo mercoledi’ oltre 4.500 ivoriani sono entrati nella contea di Maryland, nel sud-est del Paese. Intanto le organizzazioni dell’Onu hanno chiesto l’apertura di corridoi umanitari per inviare aiuti e viveri a tutti questi sfollati che disperatamente cercano di allontanarsi dagli scontri.
Il Programma alimentare mondiale afferma di aver gia’ distribuito viveri per sei giorni a Duekoue, dove le persone si sono radunate in una missione cattolica. Stamane c’era calma intorno al palazzo presidenziale e nei pressi della residenza-bunker dove il presidente uscente Laurent Gbagbo ancora resiste. Ma in serata la zona è tornata ad essere al centro di esplosioni con razzi che sono stati lanciati contro la residenza dell’ambasciatore francese ad Abidjan, situata vicino a quella di Gbagbo.
Ieri il presidente riconosciuto dalla comunità internazionale, Alassane Ouattara, aveva lanciato un appello alla riconciliazione nazionale. Ma per il portavoce di Gbagbo, Toussaint Alain, che ha tenuto una conferenza stampa a Parigi, Ouattara è solo un ”usurpatore” e Gbagbo, ben ”saldo sulla poltrona presidenziale, non lascera’ mai il potere perche’ non vuole abbandonare il suo popolo”.