STRASBURGO – L’Italia ha vinto la sua battaglia a Strasburgo: la Grande Camera della Corte europea per i diritti dell’uomo l’ha assolta dall’accusa di violazione dei diritti umani per l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche.
La decisione della Corte è stata approvata con 15 voti favorevoli e due contrari. I giudici hanno accettato la tesi in base alla quale non sussistono elementi che provino l’eventuale influenza sugli alunni dell’esposizione del crocefisso nella aule scolastiche.
Dalle sentenza con cui la Corte ha assolto l’Italia dall’accusa di aver violato, attraverso l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche, il diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni, è emerso che “non è competenza della Corte europea per i diritti dell’uomo prendere posizione in un dibattito, quale quello sul valore del simbolo rappresentato dal crocefisso, ancora aperto all’interno del Paese tra le principali istituzioni giuridiche nazionali.
E’ quanto osserva tra l’altro la Corte europea per i diritti dell’uomo nella sentenza sul crocefisso emessa oggi Alla luce del confronto in atto tra Consiglio di Stato e la Corte di Cassazione sul significato de crocefisso, i giudici di Strasburgo hanno quindi dichiarato che non e’ loro competenza esprimersi su questa materia.
L’obbligo di presenza del crocefisso nelle aule scolastiche ”non può essere ritenuto indottrinamento da parte dello Stato”. Questa la principale motivazione con cui la Corte per i diritti dell’uomo di Strasburgo ha ribaltato la sentenza di primo grado e assolto l’Italia dall’accusa di violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo coscienza.
La Corte, nella sentenza, sottolinea inoltre che il crocefisso ”è un simbolo essenzialmente passivo” e la sua influenza sugli alunni non può essere paragonata all’attività didattica degli insegnanti. Per i giudici di Strasburgo ”gli effetti della grande visibilità che la presenza del crocefisso attribuisce al cristianesimo nell’ambiente scolastico debbono essere ridimensionati tenendo conto che a questa non è associata un insegnamento obbligatorio del cristianesimo”.
La reazione di Frattini. ”Oggi ha vinto il sentimento popolare dell’Europa”. Così il ministro degli Esteri Franco Frattini ha commentato l’assoluzione dell’Italia da parte della Grande Camera della Corte europea sull’esposizione del crocefisso nelle aule.
”Accolgo con grande soddisfazione – ha detto Frattini in una nota – la decisione appena presa dalla Grande Camera della Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo, di assolvere l’Italia dall’accusa di violazione di pensiero, convinzione e religione per l’esposizione del crocefisso nelle aule”.
Secondo Frattini ”oggi ha vinto il sentimento popolare dell’Europa, perché la decisione interpreta soprattutto la voce dei cittadini in difesa dei propri valori e della propria identità”. Il ministro si è quindi augurato che dopo questo verdetto l’Europa ”torni ad affrontare con lo stesso coraggio il tema della tolleranza e della libertà religiosa”.
La soddisfazione di Gelmini. “Esprimo profonda soddisfazione per la sentenza della Corte di Strasburgo, un pronunciamento nel quale si riconosce la gran parte del popolo italiano. Si tratta di una grande vittoria per la difesa di un simbolo irrinunciabile della storia e dell’identità culturale del nostro Paese”: così il ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, commenta l’assoluzione dell’Italia dall’accusa di violazione dei diritti umani per l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche.
“Il Crocifisso – dice il ministro – sintetizza i valori del Cristianesimo, i principi sui cui poggia la cultura europea e la stessa civiltà occidentale: il rispetto della dignità della persona umana e della sua libertà. E’ un simbolo dunque che non divide ma unisce e la sua presenza, anche nelle aule scolastiche, non rappresenta una minaccia né alla laicità dello Stato, né alla libertà religiosa”. “Oggi è un giorno importante per l’Europa e le sue istituzioni che finalmente, grazie a questa sentenza, si riavvicinano alle idee e alla sensibilità più profonda dei cittadini” conclude Gelmini.
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