GENOVA ā Eā come se la vita, la tua vita, passata una soglia fatidica intorno ai 65 anni, spesso lāetĆ della pensione, avesse sempre più possibilitĆ di precipitare in un imbuto nero, una specie di scivolo lento verso il buio. Il buio ĆØ la memoria che lentamente si riduce, il tuo computer personale e umano che incomincia a perdere le funzioni, smarrisci la conoscenza delle cose che hai appena fatto, la on going memory, cosƬ definita dagli scienziati. Non ti ricordi più cosa hai mangiato a pranzo o a colazione. Perdi alcune inibizioni naturali nei tuoi comportamenti. Non ti ricordi cosa avevi programmato di fare nel pomeriggio. Vedi la tua scrivania piena di carte e non riconosci nulla. Scappi via. Fai un mestiere basato sulla tua parola, sulla tua capacitĆ di comunicare e non sai più che dire, non sai più parlare. Incominci a avere deliri di persecuzione, pensi che i giudici ti perseguitino e ingaggi violente polemiche, ossessive martellanti. Sei avanzato negli anni ma sessualmente non sei mai stato cosƬ disinibito, perdi ogni freno. Se ne accorgono i tuoi familiari e avvertono che sei malatoā¦..
Questo ĆØ lāAlzheimer, la malattia per la prima volta scoperta da Alois Alzheimer allāinizio del 1900 e subito considerata una forma di demenza senile, una delle diverse forme legate allāavanzamento dellāetĆ . Erroneamente, perchĆØ ti ammali di Alzheimer molto prima, intorno ai trenta anni e non lo sai e i sintomi ti esploderanno molto più avanti nel corso della tua vita, molto più probabilmente se sei donna(perchĆØ il sesso femminile ĆØ molto più longevo), molto più probabilmente se conduci una vita sedetaria, alimentarmente disordinata, molto più spesso se soffri di patologie serie come il diabete.
Tu non sai perchĆØ quella mattina di colpo non ti ricordi cosa hai mangiato la sera prima. Non sai perchĆØ inconsciamente assumi atteggiamenti che non facevano parte della tua personalitĆ e se ne accorgono solo i tuoi parenti stretti, quelli che vivono intorno a te. Tu non sai cosa sta succedendo dentro la tua testa, il tuo cervello, il tuo āterzoācervello, quello umanoide che si ĆØ sovrapposto agli altri due, quello rettile e quello mammifero che la evoluzione della tua specie ti ha atrofizzato uno sullāaltro dentro la tua scatola cranicaā¦.
Davanti a un pubblico silenzioso e impressionato, in una sala storica di un nobile Palazzo Genovese, dove un tempo abitavano i Dogi della Repubblica Marinara, un illustre professore dellāUniversitĆ di Genova, Guido Rodriguez, direttore della Clinica Universitaria di Neurofisiologia, medico, docente, scienziato che ha scritto centinaia di saggi sullāargomento che inchioda sulle poltroncine i suoi spettatori, parte da questi flash impressionanti per spiegare cosāĆØ la malattia di cui più si parla in questo lato del nostro pianeta, in questa parte del mondo, lāEuropa civile e sviluppata, la culla originaria della scienza e della medicina ma oggi, allāalba del Tremila Dopo Cristo, lā area dellāorbe terracqueo più vecchia del mondo. Qui, nel cuore della Liguria, nellāombelico di Genova, nel Nord Ovest italiano più spinto, lāindice di invecchiamento, cioĆØ il rapporto tra il numero dei nati e il numero di chi ha superato i sessantacinque anni di etĆ ĆØ il più sconsolante dellāintero pianeta.
Malgrado le potenti iniezioni di immigrati e il fatto che oramai su dieci nati almeno tre, quattro, a seconda delle cittĆ , siano da madre āstranieraā. In questo quadro demografico che sembra un albero con i rami sempre più secchi lāAlzheimer, lāimbuto nero avanza, sottile, invasivo, prepotente anche se i suoi segnali sono progressivi, apparentemente lenti, ma inesorabili. In questa Regione, i malati sono trentamila, in Italia sono giĆ un milione. Gli scienziati americani hanno previsto che nel 2050 la malattia avrĆ colpito almeno 115 milioni di persone. Eā un calcolo per difetto e viaggia come un siluro con lāinnalzamento dellāetĆ media della popolazione che sale vertiginosamente, non solo nel nostro Continente vecchio, ma nel Continente Americano e ora anche in Asia e poi in Africa dove le condizioni di vita stanno progressivamente migliorando.