Rodriguez “il Coniglio”, il capo dei detenuti, intervistato dal New York Times mentre le sue guardie del corpo stavano sgusciando ostriche per la sua cena, ha attribuito questi privilegi al suo ruolo. Un murales all’interno della prigione lo rappresenta come un capotreno accompagnato da scagnozzi armati di pistola mentre, come un burattinaio, tiene il cappio da cui pende una spia. “C’è più sicurezza qui che in mezzo alla strada”, ha affermato Rodríguez, che impartisce ordini dal suo cellulare. Uscito di prigione vuole entrare in politica.
Fino ad allora, a San Antonio la vita scorre seguendo il suo codice. Durante le feste gruppi rap vengono invitati ad esibirsi. Benché separati da un muro, le 130 detenute si mescolano liberamente con i prigionieri di sesso maschile. In altre parti del carcere, la normalità, o qualcosa che ci si avvicina, sembra prevalere.
Un prigioniero con una telecamera e un computer portatile funge da fotografo: dopo aver scattato istantanee ai compagni fa dei fotomontaggi con Photoshop. Un barbiere taglia i capelli. Uno stand di alimentari chiamato McLandro vende snack. La musica reggae suona giorno e notte. I galli cantano all’alba.
“E’ difficile spiegare com’è la vita qui dentro”, ha detto Klinaeva Nadezhda, 32 anni, una russa che sta scontando una condanna per traffico di droga. “Questo è il posto più strano in cui sia mai stata”.
