Egitto, ancora manifestazioni. La Ue: Rivedremo i rapporti diplomatici

Egitto, lo sgombero della Moschea di al Fatah al Cairo

IL CAIRO – L’aria è quella di una nuova giornata di scontri, l’ennesima in un Egitto che non sembra trovare una via d’uscita pacifica allo scontro tra l’Esercito e i Fratelli Musulmani. Dopo lo sgombero della moschea di al Fatah di sabato e le manifestazioni dei Fratelli musulmani che hanno sfidato il coprifuoco notturno in varie aree del Paese domenica 18 agosto arriva il monito dell’Unione Europea.

A parlare sono il presidente Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione Manuel Barroso che con una nota chiedono alle parti di dar prova di moderazione contro una escalation della violenza.   La Ue, è l’annuncio,  rivedrà nei prossimi giorni le relazioni con l’Egitto e adotterà misure per conseguire questo obiettivo.

Secondo i due ”deve essere evitata ogni ulteriore escalation” che ”potrebbe avere conseguenze imprevedibili per l’Egitto e la regione”. ”Non c’è alternativa al dialogo” e ”tutte le forze politiche” si devono impegnare per il futuro democratico dell’Egitto con elezioni e un governo civile, e ”l’esercito deve rispettare” questo processo le conclusioni Ue.

In Egitto, però, la situazione è completamente diversa. Dopo lo sgombero della moschea il governo ha accusato il presidente deposto Mohamed Morsi e i Fratelli musulmani di “fascismo religioso” e di terrorismo ipotizzando la messa al bando dei Fratelli Musulmani. Un’ipotesi che spaventa, tra gli altri, il ministro degli Esteri Emma Bonino che, in un’intervista alla Stampa, ha detto che una decisione simile comporterebbe un’immediata e inevitabile escalation terroristica.

Assalto alla Moschea, 400 accusati di omicidio. Sono 404 i sostenitori del presidente deposto Mohamed Morsi, arrestati dopo gli scontri di venerdì a piazza Ramses, ad essere stati accusati formalmente di omicidio: lo riferiscono fonti giudiziarie. Per i 404 sono stati disposti 15 giorni di carcerazione preventiva.

Commissione d’inchiesta.  Il governo egiziano ha in agenda la costituzione di una commissione di inchiesta su quanto accaduto dopo il 30 giugno: lo ha affermato il ministro degli Esteri, Nabil Fahmi, in una lunga conferenza stampa con la stampa internazionale al Cairo.

 

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Emiliano Condò