IL CAIRO – Se in piazza Tahrir e nelle moschee del Cairo i Fratelli musulmani vengono picchiati, arrestati e ammazzati dai militari, nel resto dell’Egitto gli stessi “Fratelli” danno fuoco alle chiese dei cristiani copti, aggrediscono e uccidono preti e fedeli: terrorizzano la minoranza copta, circa il 10 per cento degli 84 milioni di egiziani.
In difesa dei cristiani perseguitati ha scritto una lettera a Barack Obama il Fronte di salvezza nazionale, coalizione di partiti laici e democratici, lettera tradotta e pubblicata da Italia Oggi:
“Mentre i media occidentali si concentravano sullo sgombero delle aree occupate [ndt: occupazioni iniziate pagando ogni occupante l’equivalente di 100 _ altrimenti chi è che si potrebbe permettere di stare 45 giorni senza lavorare?], venivano sferrati oltre 45 attacchi a sedi cristiane in tutto l’Egitto, sfociando nell’incendio di 19 chiese e cattedrali, alcune risalenti al sesto secolo. [ndt: l’ultima conta delle chiese incendiate è di 58]. L’elenco è lungo ma chiedete alla vostra intelligence, loro lo sanno”.
Pietro del Re, su Repubblica, fa la cronaca delle violenze contro i cristiani:
“Quest’ondata di violenza, che gli islamici giustificano col fatto che la Chiesa copta appoggia i protagonisti del colpo di stato del 30 giugno, terrorizza la minoranza cristiana d’Egitto (il 10 per cento di una popolazione di circa 84 milioni), già provata dalle vessazioni subite durante la presidenza di Mohammed Morsi. «Siamo sotto attacco, ogni ora riceviamo notizie di un convento, di una chiesa o di una casa appartenente a un cristiano dati alle fiamme», spiega il sacerdote copto Bola Morkos, che incontriamo nella Chiesa di Santa Maria del Cairo. «Fino ad oggi, le chiese assaltate, cattoliche, ortodosse o evangeliche, sono più di settanta».Il vescovo di Giza, Antonius Aziz Muna, punta il dito contro la Fratellanza, che dice essere legata ad Al Qaeda e Hamas. «Il suo obiettivo? Propagare i disordini in tutto il Paese ».
Mentre il vescovo copto-cattolico di Luxor, monsignor Youhannes Zakaria, vive da giorni segregato in casa perché assediato dagli islamisti: «I manifestanti pro-Morsi sono arrivati sotto al vescovato gridando “morte ai cristiani!”. Siamo stati salvati dalla polizia e ora l’esercito presidia l’edificio con due mezzi blindati».Ma soldati e poliziotti non sono riusciti a impedire che i roghi distruggessero tante altre chiese, tra le quali quelle di san Giorgio ad Arish, di santa Maria di El Naziah, di santa Damiana a Fayoum, di sant’Antonio a Giza. La rabbia islamica non ha risparmiato i beni dei cristiani, poiché in queste ore sono stati distrutti e saccheggiati anche 85 negozi, 58 case, 16 farmacie e 3 hotel. Secondo il bilancio fornito da Asia News risulta che tra i cristiani si contano 7 morti e centinaia di feriti. La regione più colpita è l’Alto Egitto, dove nel timore di nuove violenze i copti sono barricati nelle case”.
La persecuzione dei cristiani in Egitto, è vero, nasce con la vittoria dei Fratelli Musulmani, ma sotto non c’è solo una questione di fede. Ci sono dietro invidia e interessi, perché i cristiani di fatto – minoranza ma molto ricca e potente – hanno anche occupato lo spazio lasciato dagli ebrei dopo la loro cacciata.
A volte quindi sono gli stessi cristiani a sobillare l’odio religioso, come accadde nel caso del film (?) “Innocence of Muslims”, una provocazione blasfema e anti-islamica diffusa su Youtube poco prima dell’11 settembre. Scatenò proteste in Egitto e Libia, e alcuni arrivarono a dire che in reazione a quel video fu ucciso l’ambasciatore americano a Bengasi, Christopher Stevens.
Ma successivamente ci si occupò della genesi di quello strano oggetto cinematografico, e si scoprì che il produttore della pellicola, nascosto dietro allo pseudonimo di Sam Bacile, era Nakoula Basseley Nakoula, un cristiano copto di origine egiziana e di religione cristiano copta, che sostenne di aver raccolto, per la realizzazione del film, 5 milioni di dollari offertigli da circa 100 donatori anonimi.