Spose bambine, mutilazioni genitali e molestie libere: primavera araba egiziana

(Foto Lapresse)

IL CAIRO – Spose bambine, mutilazioni genitali e molestie libere, sono i passi indietro che la primavera araba egiziana sta compiendo in sede costituente. La nuova Carta, a distanza di mesi dalla soppressione di quella di Mubarak, è divenuta oggetto di scontro tra gli estremisti, fautori della sharìa, nella sua interpretazione più retriva, e i moderati orientati a difendere decenni di conquiste femministe.

Nel mirino dei salafiti, che insieme ai Fratelli Musulmani costituiscono la maggioranza dell’Assemblea costituente, ci sono i diritti delle donne. Gli integralisti vogliono imporre una serie di norme che vanno dall’abolizione del minimo di 18 anni per il matrimonio delle ragazze alla depenalizzazione delle mutilazioni genitali femminili, da considerare “questione privata”, fino alle molestie sessuali, non perseguibili. Ma soprattutto, l’obbligo per lo Stato di cercare la parità dei diritti tra i sessi va cancellato, perché considerato anti-islamico.

Di fronte a tanto ostracismo, non sono pochi gli intellettuali e i partiti laici che hanno lasciato già l’assemblea o minacciano le dimissioni se la Costituente non verrà riformata per rappresentare davvero le diverse anime della società egiziana.

Uno scontro che rischia di vanificare la primavera araba degli egiziani, quella durante la quale, le donne egiziane, nei giorni della rivolta, con o senza velo, hanno condiviso e guidato la protesta, fianco a fianco con gli uomini, rischiando e pagando col sangue. Del resto le posizioni salafite non sorprendono: all’indomani della caduta di Mubarak, febbraio 2011, furono loro a levarsi contro le “leggi di Suzanne”, l’odiata ex first lady che però molto aveva fatto in difesa di donne e bambini.

Ora la costituente potrebbe dissolversi il 9 di ottobre, tra meno di una settimana, perché considerata non valida: molti esperti ritengono che l’attuale Assemblea scelta dal Parlamento sciolto lo scorso giugno dalla Corte Suprema perché eletto con una legge elettorale contraria alla Costituzione provvisoria, non debba proseguire oltre.

La questione è delicata e in gioco ci sono anche altri diritti fondamentali, come la stessa libertà di espressione, linfa vitale di ogni democrazia. Al vaglio dei costituenti ci sarebbero norme restrittive anche in tal senso, oltre che per le ricerche scientifiche e di culto.

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Daniela Lauria