Egitto, inizia il processo a Morsi. L’ex premier: “Questo tribunale è illegale”

Mohammed Morsi in tribunale

IL CAIRO (EGITTO) – “Sono io il presidente dell’Egitto, questo tribunale è illegale”, è iniziato così il processo a Mohammed Morsi, l’ex capo di stato deposto dai militari, l’unico presidente eletto a suffragio universale nella storia dell’Egitto prima del golpe. Il 3 luglio l’arresto, poi la segregazione durata quattro mesi, mesi trascorsi senza mai incontrare familiari e avvocati.

In tribunale Morsi, con un gesto sdegnoso, ha rifiutato di indossare la tenuta bianca di rigore per gli accusati nei tribunali cairoti e ha partecipato al coro dei quattordici coimputati che contestavano ad alta voce la legittimità della corte. Ha scandito una frase riportata in questi termini a noi rimasti fuori dalla porta:

“Io sono il presidente della Repubblica e questo tribunale è illegale. C’è stato un golpe militare, i leader di questo golpe dovranno essere giudicati per tradimento e crimini”. Ahmed Sabry Youssef, il giudice, per evitare problemi, ha prima sospeso la seduta per poi rinviarla al prossimo 8 gennaio 2014.

I Fratelli Musulmani in questi mesi, scrive Valli per Repubblica, hanno perso una grande occasione:

Hanno soprattutto snaturato la “primavera araba”. Per questo le principali correnti liberali di piazza Tahrir oggi esprimono apertamente o nascondono a stento il loro appoggio ai militari. Approvano quello che l’esercito non chiama colpo di Stato, come fanno i media stranieri, ma preferisce definire un’operazione contro i “terroristi”, vale a dire contro i Fratelli musulmani. Per alcuni non è stato facile. Khaled Dawoud, del Fronte di Salvezza nazionale, un’ampia coalizione di partiti non islamici e di vari gruppi indipendenti, era contro Morsi e i Fratelli musulmani, e ha contribuito al 30 giugno, giorno dell’imponente manifestazione anti-Morsi che ha preceduto di qualche giorno (e oggi giustifica) la destituzione o il golpe del 3 luglio. Ma Dawoud non ha accettato il massacro del 14 agosto, quando la polizia ha ucciso più di mille persone raccolte in due accampamenti organizzati per sostenere Morsi. Voleva cacciare Morsi dal potere ma non decimare i Fratelli musulmani. Ed è quindi uscito dal Fronte di Salvezza nazionale, dove due esponenti di rilievo, come Hamdeen Sabahi e Amr Moussa, avevano approvato l’operazione. Il caso di Mohammed el Baradei, avvocato e premio Nobel per la pace, fu altrettanto significativo. Ha approvato la destituzione forzata di Morsi ma non il massacro del 14 agosto. E in segno di protesta ha lasciato l’Egitto.
Soltanto il movimento del “6 aprile”, che ebbe un ruolo importante nell’insurrezione di piazza Tahrir, e altre organizzazioni di sinistra parlano di un quarto round della rivoluzione cominciata nel gennaio 2011. Il primo fu contro Mubarak, il secondo contro i militari, il terzo contro i Fratelli musulmani. Il quarto si annuncia più severo perché avverrà in una situazione in cui il potere ha, per ora, un forte appoggio della popolazione. Una nuova organizzazione (La strada del Fronte rivoluzionario) raccoglie frange anti-autoritarie, fedeli ai principi di piazza Tahrir riassunti nello slogan: pane, libertà e giustizia sociale. È quel che rimane della “primavera”?
Il paese ha trovato un capo carismatico. L’uomo forte del momento, il generale Sisi, viene descritto in questi termini sulle pagine diAl-Ahram Weekly: un uomo la cui provata espressione e lo zelo giovanile mascherano una forza erculea e nervi d’acciaio; e ancora: che veste le piume della colomba ma ha i penetranti occhi di un falco. I venditori di dolciumi fanno ottimi affari vendendo il volto del generale Sisi scolpito nella cioccolata. Ma il comico Bassem Youssef, che raccoglieva milioni di telespettatori e che ha osato fare dell’ironia sul suo conto è stato radiato dalle antenne.
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Gianluca Pace