IL CAIRO – Piazza Tahrir al Cairo e’ nuovamente gremita di manifestanti oggi, dopo gli scontri di ieri e delle prime ore di stamani, con i tentativi della polizia di disperdere la folla, sparando lacrimogeni e proiettili di gomma: ultimo bilancio ufficiale 22 morti e 425 feriti, a fronte di bilanci ufficiosi di fonte medica che parlano di oltre 1.700 feriti dall’inizio degli incidenti, sabato pomeriggio. Secondo le stime delle fonti mediche i morti sarebbero 33 ed i feriti superano i 1.800. Una fonte dell’obitorio del Cairo, che ha chiesto di rimanere anonima, parla invece di oltre 40 morti:Â ”Stiamo cercando auto e di bare, perche’ non ne abbiamo abbastanza”.
La maggior parte delle vittime degli scontri indicate dal governo e’ stata uccisa con colpi d’arma da fuoco. A dichiararlo e’ stato il sottosegretario alla sanita’ Hesham Shiha, ai microfoni di una delle reti della tv satellitare Al Jazira. I violenti scontri del 20 novembre con l’irruzione dell’esercito tra la folla non sono sopiti e nuovi scontri tra forze dell’ordine e manifestanti sono in corso. I manifestanti chiedono le dimissioni del primo ministro Essam  Sharaf, subentrato alla caduta di Hosni Mubarak. Ieri sul web circolava la voce che il primo ministro avesse dato le dimissioni e che la folla avesse ottenuto quanto richiesto. Il governo ha poi provveduto però a smentire la notizia, annunciando che garantirà l’ordine fino alle prossime elezioni, che si svolgeranno il 28 novembre.
E’ durata poco piu’ di mezz’ora  la detenzione della candidata presidenziale Butaina Kamel, l’unica donna in corsa per la presidenza della repubblica egiziana, fermata ieri mentre con un gruppo di manifestanti si recava verso la sede del ministero dell’interno. A quanto si e’ saputo, l’esponente politica ha preteso che fossero rilasciati anche tutti i manifestanti che la polizia aveva fermato con lei.
Nelle prime ore della mattina era stato annunciato un accordo per una tregua, raggiunto con la polizia dall’imam della grande moschea di Omar Makram (dietro piazza Tahrir), sulla base – a quanto sembra – della riconsegna di un ufficiale e quattro agenti di polizia presi in ostaggio ieri sera dai manifestanti. Tuttavia poco dopo l’avvenuta riconsegna, la polizia e’ nuovamente intervenuta pesantemente per sgomberare parte della piazza, dove e’ stata nuovamente installata una tenda.
In conseguenza della chiusura del grande snodo stradale al centro della citta’, il traffico automobilistico e’ molto difficile perche’ e’ necessario utilizzare percorsi alternativi in strade meno agevoli. Â In un’improvvisata conferenza stampa in piazza Tahrir il generale Said Abbas, assistente del comandante militare della regione, ha voluto rassicurare che il sit in e’ un diritto garantito, a condizione che non venga danneggiato l’interesse pubblico. L’ufficiale ha anche affermato che sulla piazza non sono presenti agenti di polizia ne’ militari ma un servizio d’ordine e’ stato organizzato per proteggere la zona dei ministeri, specie quello dell’interno. Ha quindi detto di aver chiesto ai manifestanti se sentivano la necessita’ che l’esercito predisponesse servizi per garantire la loro sicurezza.
I medici di piazza Tahrir hanno chiesto aiuto ai colleghi per assistere i tanti feriti mentre i siti pubblicano appelli a donare sangue, ”piu’ importante dei medicinali in questo momento”. Attivisti stanno raccogliendo in varie zone della citta’ cibo e generi di conforto per i manifestanti, tra cui anche caschi e maschere antigas per i medici. Intanto la dirigenza dell’universita’-moschea islamica di Al Azhar ha emesso una ‘fatwa’ che condanna come peccato gli spari contro i manifestanti.
L’Unione europea segue con ”grande preoccupazione” gli eventi in Egitto e rivolge a tutte le parti coinvolte un appello alla calma e alla moderazione, senza ”puntare l’indice in particolare contro nessuno”: cosi’ il portavoce dell’Alto rappresentante Catherine Ashton ha risposto ad una domanda sulla responsabilita’ dei militari negli scontri di piazza Tahrir. Â La Ue riconosce che la transizione e’ un processo difficile, ma l’ordine va mantenuto ”nel pieno rispetto dei diritti umani ed accogliendo le aspirazioni democratiche dei cittadini”. L’Unione europea auspica che le elezioni possono tenersi nel pieno rispetto degli standard internazionali e democratici. Allo scopo, la Ue ha messo a disposizione osservatori e finanziamenti.