Egitto, torna l’incubo dei “test della verginità”

IL CAIRO (EGITTO) – Attivisti per i diritti umani e blogger stanno facendo pressione perché sia avviata un’inchiesta in Egitto sulle accuse di abusi da parte dei militari nei confronti dei manifestanti delle rivolte di questa primavera.

In particolare, scrive il Washington Post, gli attivisti chiedono che che venga fatta luce sulla presunta pratica dei “test della verginità” che sarebbero stati fatti dai soldati sulle detenute.

La prima volta che si parlò di “test della verginità” fu il 9 marzo, durante le proteste di Piazza Tahrir al Cairo sfociate in violenti scontri dopo che uomini dal volto coperto avevano attaccato i manifestanti, mentre l’esercito interveniva per evacuare la piazza.

Dopo quella giornata una donna, che era stata arrestata, parlò del trattamento subito, e Amnesty International documentò che la versione era condivisa da altre diciotto detenute, accusate di prostituzione e forzate a sottoporsi al “test della verginità”. Non solo: le donne sarebbero anche state torturate con l’elettroshock.

I vertici militari egiziani sono stati oggetto delle proteste del movimento giovanile da prima della caduta di Hosni Mubarak, lo scorso 11 febbraio. Da quel giorno, poi, alle richieste di riforme democratiche si sono aggiunte critiche per l’incapacità dell’esercito di mantenere l’ordine e la sicurezza nel paese.

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Maria Elena Perrero