IL CAIRO – Allerta anche vicino ai resort in Egitto, dove in un primo momento sembrava che i cortei, gli spari, e i morti, non arrivassero se non sotto forma di notizie al telegiornale locale. Quella che ormai viene definita senza timore guerra civile, in Egitto, si fa sentire a Hurgada, città del Mar Rosso meta di migliaia di turisti, tra cui molti italiani. Anche qui i Fratelli Musulmani e i loro sostenitori sfileranno.
Solo nella capitale venerdì 16 agosto sono previste 28 manifestazioni contro la deposizione del presidente Morsi. L’esercito spara sulla folla, anche dagli elicotteri, spara sui feriti, decine di morti, secondo alcune fonti, anche oggi.
La Fratellanza ha annunciato un “venerdì della collera”: dopo la preghiera, da tutte le moschee del Cairo partiranno cortei che si dirigeranno verso piazza Ramsete.
Secondo le ultime stime fornite dal ministero della salute i morti sarebbero oltre 600, oltre 40 dei quali sono poliziotti. E poi ci sono almeno 3.500 feriti. Ma i fratelli musulmani continuano a insistere su cifre molto più alte, parlando addirittura di 4.500 vittime.
Intanto, davanti all’escalation di violenza, si muove anche l’Unione Europea. Nel pomeriggio del 16 agosto c’è stato un contatto telefonico tra il premier Enrico Letta e il presidente francese Francois Hollande. Telefonata chiusa con uno “smettetela” comune che da solo difficilmente sarà efficace. Qualche ora prima contatto telefonico anche tra Hollande e Angela Merkel e poi un contatto, sempre del presidente francese col premier inglese David Cameron. L’orientamento è quello di un messaggio europeo comune e forte. Si andrà, quindi, come spiega il ministro degli Esteri Emma Bonino verso un vertice straordinario dedicato alla crisi: “L’Europa deve far sentire la sua voce in maniera coesa ed autorevole. Siamo in continuo contatto, in queste ore, con i nostri partner europei, per preparare una riunione straordinaria del Consiglio Affari Esteri dell’Unione sulla crisi in Egitto che auspichiamo sia fissata al più presto”.
Secondo quello che dice all’ANSA l’ambasciatore egiziano a Roma Amr Helmy, le autorità egiziane sono state costrette a sgomberare le piazze occupate dai pro-Morsi “specialmente dopo che sono stati scoperti all’interno di questi accampamenti immensi arsenali di armi e fosse comuni per persone decedute da decine di giorni dopo essere state torturate”.
Mercoledì la giornata era iniziata con i carri armati dell’esercito schierati con i manifestanti pro Morsi. I cecchini alle finestre sparavano sulla folla, lacrimogeni, bombe a mano, si parla anche di armi tossiche. Ma i manifestanti, che fanno in larga parte riferimento ai Fratelli musulmani, hanno risposto, ribellandosi allo sgombero. Gli agenti sono intervenuti con veicoli blindati, bulldozer ed elicotteri nei due principali accampamenti dei pro-Morsi al Cairo: quello più piccolo, vicino all’università, e quello principale vicino alla moschea di Rabaa.
19mila turisti italiani. Dalla Farnesina l’avviso di allerta anche nelle località turistiche: “Lo stato di emergenza ed il coprifuoco potrebbero creare disagi anche nelle località turistiche” del “Mar Rosso dove al momento non si registrano incidenti, anche se, in ragione del continuo evolvere degli eventi non sono da escludere azioni dimostrative legate alla situazione di generale instabilità del Paese”. E’ quanto si legge sul sito web ‘viaggiaresicuri.It’ della Farnesina. Un annuncio che non sembra però intimorire particolarmente i turisti. Sono circa 19.000 infatti gli italiani nelle località turistiche in Egitto, in aumento di circa 5.000 unità rispetto alla scorsa settimana, come riferiscono operatori turistici locali. E proprio in una delle località turistiche sul Mar Rosso, a Hurgada, tra le più frequantate anche dagli italiani non sono mancate le manifestazioni dei sostenitori di Morsi.
Venerdì la Farnesina sconsiglia ufficialmente viaggi in tutto il Paese.