Emergency, stampa afghana: Garatti, d’accordo con i talebani, attirò in agguato Mastrogiacomo

Il medico Marco Garatti

Marco Garatti, il medico italiano di Emergency arrestato in Afghanistan nella provincia di Helmand, invitò il giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo a Lashkar-Gah, dopo essersi accordato per il suo sequestro con i talebani. Secondo i servizi segreti afghani, il medico fu anche complice nell’assassinio dell’interprete dell’inviato di Repubblica.

Lo ha dichiarato oggi, 14 aprile, «un’autorevole fonte governativa afgana» all’agenzia di stampa Pajhwok aggiungendo che il medico avrebbe anche intascato 500mila dollari, parte cioè del riscatto pagato per la liberazione di Mastrogiacomo.

Secondo la fonte Marco Garatti invitò il giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo a Lashkar-Gah, dopo essersi accordato per il suo sequestro con i talebani. Il medico, nella notizia, viene identificato come Marco Grappin ma l’autore dell’articolo, contattato dall’agenzia di stampa Ansa, ha specificato che il riferimento era a Marco Garatti.

L’8 aprile 2007, ricorda la Pajhwok, i talebani uccisero Ajmal Naqshbandi, un mese dopo il suo sequestro, sostenendo che il governo si era rifiutato di accettare la loro richiesta di rilascio di alcuni leader degli insorti. Ai rapitori – riporta la Pajhwok – furono pagati 1 milione di dollari. «Dal momento che Naqshbandi era pienamente informato dell’accordo, i talebani lo uccisero su istigazione del dottor Grappin (cioè Garatti come precisato all’Ansa dall’autore dell’articolo). Il giornalista era stato sequestrato insieme a Mastrogiacomo che fu invece liberato dopo il rilascio di cinque talebani. Il loro autista, Sayed Agha, fu sgozzato nel marzo 2007.

Immediata la risposta di Emergency. Quando fu rapito Daniele Mastrogiacomo in Afghanistan e, un mese dopo, fu ucciso il suo autista, Marco Garatti “si trovava a lavorare nell’ospedale di Emergency in Sierra Leone”, ha spiegato la presidente di Emergency, Cecilia Strada, sottolineando che si tratta “dell’ennesima notizia incontrollata che si legge in questi giorni”. “Come è facilmente accertabile dalle autorità – ha detto Cecilia Strada – Marco era in Sierra Leone. E basta guardare i passaggi alle frontiere per accertare chi sta dicendo la verità”. Dunque “non ha certo potuto invitare qualcuno a Lashkar Gah”. E quanto all’accusa di aver ricevuto 500mila dollari come compenso per la sua ‘collaborazione’ con i talebani, Cecilia Strada afferma che “qualsiasi persona con un minimo di buonsenso sa che nessuno pagherebbe 500mila euro ad un noto chirurgo per un lavoro che un qualsiasi criminale afghano fa per 50″. Dunque si tratta dell'”ennesima sciocchezza”.

Per quanto riguarda le dichiarazioni del ministro degli esteri Franco Frattini sulla possibile liberazione di uno dei tre fermati Emergency replica così. “Non ne abbiamo nessuna notizia, se non quella che abbiamo appreso anche noi dalle agenzie e dai siti”, ha detto Maso Notarianni, responsabile della Comunicazione di Emergency. “Ci sembra strano – aggiunge Notarianni – che si parli del rilascio di uno solo dei nostri cooperanti e degli altri no. Sarebbe bello che tutti e tre possano essere rilasciati, visto che le accuse sono palesemente infondate”. Da Emergency garantiscono che “non c’è nessuna novità rispetto ai giorni scorsi – spiega Notarianni – e questo da una parte aumenta la nostra ansia e preoccupazione, ma dall’altra aumenta, come dire, anche la brutta figura che questo Paese un po’ sta facendo visto che in Afghanistan abbiamo mandato 3mila uomini che ogni giorno rischiano la pelle. Oltre a spendere – prosegue – centinaia di milioni di euro all’anno per sostenere il governo Karzai”. Proprio di fronte a questo impegno del governo italiano, secondo Notarianni, “non riuscire non dico a ottenere una liberazione immediata, ma quantomeno a far rispettare la legge e a ottenere le visite consolari che sono doverose, forse è un po’ imbarazzante”.

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