Quando gli ufficiali della polizia sono arrivati in casa della tredicenne Masha, hanno cercato nella sua stanza ed ispezionato il computer. L’ accusa da cui si doveva difendere era quella di essere una seguace del movimento punk-rock conosciuto come “emo”.
Il movimento “Emo”- una abbreviazione di emotional- ha origini negli Stati Uniti e si è affermato su scala globale negli anni nutrendosi della angoscia esistenziale giovanile. Facile immaginare quindi che in un ex-stato sovietico tendente al conformismo come l’Armenia ciò non sia visto di buon occhio.
Le autorità armene ritengono che questa sottocultura sia una minaccia per il benessere delle persone, soprattutto dopo che due ragazzi sospettati di essere “emo” si sono tolti la vita di recente. Da allora ispezioni, interrogatori e le ronde in luoghi pubblici, comprese le scuole, sono aumentati. Non essendoci delle regole ben precise da seguire su chi sia da perquisire, o pedinare, l’indizio di colpevolezza è l’abbigliamento.
Quello che secondo i diretti interessati sembra essere una stereotipizzazione negativa del soggetto, ha portato molti ragazzi a cambiare abbigliamento perché “ci indicano e ridono di noi. O peggio, qualche volta menano i nostri ragazzi”, ha detto una ragazza emo di nome Ani.
“E’ come la repressione durante l’Unione Sovietica, quando le forze dell’ordine inseguivano gli hippy, i punk e i rocker – ovvero tutti quelli che si rifiutavano, entro i limiti imposti dalla società , di essere come gli altri”, ha detto Mikael Daniellan, capo del comitato armeno di Helsinki.
La polizia invece si difende dalle accuse spiegando che il loro lavoro viene portato avanti per responsabilizzare i genitori ed “evitare che i loro figli diventino dei teppisti con intenti suicidi”, come ha detto il colonnello della polizia responsabile per le politiche giovanili, Nelli Durian. Aggiungendo poi che la causa dell’aumento in tentati suicidi tra i giovani armeni non è da attribuire alla musica emo.
I fan più giovani come Masha e Ani sono preoccupate dalla campagna anti-emo, ma insistono che non verrano portate ad abbandonare lo stile che adorano. “E’ impossibile vietare dei movimenti giovanili usando la violenza”, ha detto Ani: “Non smetteremo di ascoltare la nostra musica e vestirci come ci piace. Questa è la mia scelta”.
