Sono circa trecento gli eritrei tenuti in ostaggio dalle tribù del Sinai, a Wadi el Amr. Lo raccontano fonti locali, secondo le quali la dura sorte di questo gruppo è tristemente uguale a quella di molti altri immigrati clandestini provenienti dall’Africa, che tentano di arrivare in Israele dal Sudan e poi attraversano il Mar Rosso per approdare nel Sinai.
Gli africani, spiegano le fonti, passano attraverso i sentieri di montagna nel Sinai per arrivare al confine israeliano e vengono presi in ostaggio dalle tribù e dai trafficanti che li fanno salire a bordo di autocisterne per il gasolio e li trasportano in campi dove vengono tenuti fino a quando non sono in grado di pagare. I trafficanti chiedono mille dollari a passaggio. Chi non paga viene torturato e le donne violentate, hanno raccontato le fonti.
Quando sono in grado di pagare per il loro riscatto gli immigrati vengono portati in camionette verso il confine dove spesso vengono intercettati dalle pattuglie egiziane, che li bloccano e li arrestano. Se tentano di scappare molte volte la polizia di frontiera spara per impedire ai clandestini di passare il confine con Israele.
Più di dieci immigrati africani sono morti sulla frontiera fra Egitto e Israele nel 2010. Il presidente eritreo Isaias Afewerki era in visita proprio ieri al Cairo, dove ha incontrato il presidente egiziano Hosni Mubarak. I colloqui, riferisce l’agenzia di stampa Mena, si sono soffermati sulle relazioni e la cooperazione bilaterale, sui recenti sviluppi in Africa, nel Corno d’Africa e in Medio Oriente. Negli scorsi anni ci sono stati episodi di scontri anche violenti vicino al confine di Israele fra polizia e beduini del Sinai, accusati dalle autorita’ egiziane di alimentare il traffico di droga.
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