L’Europa riceve gli emissari di Gheddafi, in Libia in fiamme i pozzi petroliferi

PARIGI – Gli emissari di Gheddafi spediti in giro per l’Europa hanno ottenuto un primo risultato: il presidente francese Sarkozy e il ministro degli Esteri portoghese Amado hanno assicurato che li riceveranno. Giovedì infatti è in programma una riunione europea proprio sulla crisi libica e il compito degli emissari si inquadra nel tentativo del regime di Gheddafi di avviare una trattativa con l’Occidente. Da quando alcuni aerei sono partiti da Tripoli, nella mattina di mercoledì, si sono rincorse le voci di una possibile fuga da Tripoli del Rais, ormai accerchiato dalle pressioni internazionali.

Sono tre gli aerei partiti mercoledì. Due sono decollati in mattinata da Tripoli e avrebbero fatto scalo in Italia, uno a Roma e l’altro a Milano Linate, con direzione finale Bruxelles: sulla permanenza in Italia dei due velivoli c’è però un piccolo giallo perchè la notizia è stata smentita sia da Frattini che da La Russa.

L’obiettivo degli emissari sarebbe comunque Bruxelles, dove vorrebbero partecipare a riunione con l’Unione europea e la Nato, anche se le due organizzazioni smentiscono che siano in programma incontri con gli uomini di Gheddafi.

Altre fonti hanno parlato di un terzo aereo libico con a bordo un emissario del colonnello che sarebbe atterrato intorno alle 12:40 ora italiana al Cairo. L’aereo arrivato al Cairo aveva a bordo, riferiscono le fonti, il generale Abdel Rahman Ben Ali El Said Al Sawi, responsabile delle forniture militari, che avrebbe avuto con sé un messaggio del colonnello libico al capo del consiglio supremo delle forze armate egiziano, Hussein Tantawi.

Trattative del regime, ma anche trattative dei ribelli. Un comunicato rilanciato dall’Ansa parla di contatti avviati “e in una buona direzione” tra i ribelli del governo provvisorio di Bengasi e il governo italiano, anche se da Roma la notizia non è stata confermata.

In Libia intanto il conflitto non si ferma. La guerra di Gheddafi ai ribelli passa anche dai pozzi petroliferi: nel paese le forze militari vicine al colonnello hanno incendiato diversi pozzi, fonte di ricchezza per il Paese e dalla quale dipende anche l’Occidente per l’approvvigionamento di greggio. Le forze di Gheddafi hanno colpito dei serbatoi di stoccaggio di greggio nel terminale petrolifero di Es Sider, vicino a Ras Lanuf. Lo dicono i ribelli e diverse tv, fra cui Al Jazira, mostrano immagini di fiamme e di enormi colonne di fumo nero.

Le forze di Gheddafi hanno colpito anche un deposito di petrolio nella città petrolifera di Brega, come riferisce il portavoce del Consiglio nazionale a interim, Mustafa Ghiriani. E sull’incendio ai pozzi regime e ribelli si rimpallano le accuse: la tv di stato libica ha attribuito a ”elementi di Al Qaida” la responsabilità dell’esplosione del deposito di greggio a Sidra, presso Ras Lanuf. I ribelli invece accusano le forze armate fedeli a Muammar Gheddafi di aver colpito lo stesso pozzo con una cannonata o un raid aereo. Fonti del governo provvisorio ribelle a Bengasi accusano Gheddafi di condurre un ”gioco sporco” colpendo le strutture petrolifere.

Il regime inasprisce la sua lotta: le autorità hanno infatti posto una taglia di 500.000 dinari (290.000 euro circa) sulla cattura e la consegna del capo del Consiglio nazionale libico, il governo provvisorio ribelle, Mustafa Abdel Jalil.

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