TUNISI – “Questo crociato è stato schiacciato dai leoni del monoteismo”: l’Isis rivendica così la strage al Museo del Bardo di Tunisi e in particolare l’assassinio di un italiano, Francesco Caldara, pensionato di Novara. E’ una rivendicazione, ed è ancor più, è una festa macabra sul cadavere di un pensionato inerme.
L’attacco a Tunisi ha mentre scriviamo una sua drammatica contabilità: 23 cadaveri, 18 dei quali di turisti stranieri. Due morti e due dispersi al momento gli italiani. Due i terroristi uccisi, altri nove complici arrestati, un altro ancora in fuga.
Restano anche da definire circostanze e modalità dell’assalto.
1) Le armi: gli attentatori indossavano cinture esplosive, e ,viene detto, armi sofisticate. Forse una auto giustificazione da parte delle autorità tunisine che aggiungono: potevano esserci più vittime. O forse la verità: gli assassini sono stati abbattuti prima che si facessero saltare in aria insieme ad altri ostaggi oltre quelli da loro macellati.
2) Le divise: all’inizio si è detto indossasero divise dell’esercito, poi della polizia, infine che delle divise si sono spogliati una volta dentro il museo e poi ancora che hanno agito con jeans e felpa.
3) L’obiettivo: il Parlamento tunisino, dove si discuteva proprio in quelle ore una nuova legge antiterrorismo, da dove sarebbero stati respinti per ripiegare sul target secondario del Museo o direttamente e principalmente l’obiettivo era la mattanza dei turisti? Colpire i turisti e quindi una delle maggiori fonti di introiti per l’economia del Paese.