MANILA – “Il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte guidava uno squadrone della morte che uccise molte persone, tra cui un giornalista e una donna incinta, quando era sindaco della città di Davao”. Lo ha rivelato in lacrime un poliziotto in pensione, che a suo dire apparteneva a quel gruppo, davanti al Senato e ai giornalisti.
Arthur Lascanas, seduto al fianco di tre importanti avvocati per la tutela dei diritti umani, è scoppiato in lacrime mentre elencava una serie di omicidi a Davao che Duterte ordinava, sia per mettere a tacere i critici sia per combattere il crimine.
Lascanas ha raccontato di aver ucciso persino due suoi fratelli, che erano coinvolti nel traffico di droga, a causa della “cieca fedeltà” a Duterte, oltre che per le laute ricompense in denaro. “Che sotterrassimo i loro corpi o li gettassimo in mare, eravamo sempre pagati dal sindaco Rody Duterte”, ha raccontato Lascanas.
Duterte è stato ripetutamente accusato di guidare squadroni della morte durante la sua più che ventennale esperienza da primo cittadino di Davao. Ha portato queste tattiche nel mandato da presidente, durante il quale ha ingaggiato una lotta alla droga che ha provocato migliaia di vittime.
Duterte ha, nel corso degli anni, a volte smentito e a volte confermato l’esistenza di uno squadrone della morte a Davao; ha sostenuto di aver personalmente ucciso delle persone per dare l’esempio alla polizia. Il portavoce presidenziale, Martin Anadanar, he però respinto tutte le accuse di Lascanas.