ROMA – Non solo i Maya; a far profezie sulla fine del mondo nel terzo millennio e’ stato anche Isaac Newton che ha fissato la deadline planetaria nel 2060. Il grande scienziato che intui’ la teoria gravitazionale osservando una mela cadere, e fece importanti studi di matematica e astronomia, in privato sembra coltivasse passione per la teologia, la mistica e l’alchimia, portando a termine numerose ricerche a tema.
A svelare il volto inedito di Newton e’ il quotidiano israeliano Haaretz che cita come prova gli archivi appena resi pubblici su web dalla Biblioteca Nazionale di Israele.
La previsione newtoniana della fine del mondo nel 2060 e’ infatti frutto della lettura ‘tra le righe’ della Bibbia e del libro di Daniele nell’Antico Testamento. Newton e’ partito dalla data simbolica dell’incoronazione di Carlo Magno nel 800 d.C. E riferendosi al libro di Daniele, dove si prevedeva la fine del mondo 1.260 anni dopo, calcolo’ che il tempo dell’Apocalisse sarebbe stato nel 2060.
Attraverso lo studio di circa 7.500 pagine manoscritte archiviate, digitalizzate e rese liberamente disponibili on line grazie al Progetto Newton dell’Universita’ di Cambridge, emerge dunque un nuovo volto del poliedrico scienziato, fisico, britannico: quello di un teologo autorevole che ha applicato il suo approccio scientifico allo studio dei testi sacri, e in particolare del misticismo ebraico. Gli scritti teologici del fisico britannico sono un vero e proprio tesoro che e’ stato lasciato sugli scaffali della Biblioteca Nazionale per “un misto di fortuna e coincidenza”, riferisce Haaretz.
Centocinquant’anni dopo la sua morte, i discendenti di Sir Isaac Newton consegnarono i manoscritti alla Cambridge University, dove il fisico aveva studiato. L’universita’ tuttavia ha conservato solo i suoi scritti scientifici e ha restituito gli altri manoscritti agli stessi discendenti. Nel 1936, questi manoscritti sono stati offerti all’asta da Sotheby’s a Londra. Gli acquirenti furono solo due, ma di calibro: il famoso economista John Maynard Keynes e il collezionista e orientalista ebraico Shalom Yehuda Abraham, che hanno deciso di condividere la collezione. Per Keynes, i manoscritti di alchimia e a Yehuda gli scritti teologici. Alla morte del collezionista nel 1969, questi preziosi documenti sono stati donati alla Biblioteca Nazionale di Israele.