TEL AVIV – Il governatore della Banca d’Israele, l’economista d’origine americana Stanley Fischer, 67 anni, ha aggiunto la sua candidatura alla lista dei pretendenti alla successione di Dominique Strauss Kahn per la guida del Fondo Monetario Internazionale. La notizia è stata formalizzata stasera dal ministro delle Finanze israeliano, Yuval Steinitz, che ha manifestato l’ovvio sostegno del suo governo nei riguardi di Fischer. In una breve dichiarazione, Fischer ha scritto di aver voluto cogliere ”una straordinaria e imprevista opportunità , che forse non capiterà mai più”, pur non nascondendosi di dover affrontare ora ”un processo (di scelta) complicato” e l’ostacolo di ”possibili barriere” nei confronti del suo nome.
Economista di fama mondiale, nato e vissuto negli Usa per quasi tutta la vita, Fischer ha già ricoperto incarichi importanti in seno alla Banca Mondiale ed è stato in passato numero due dello stesso Fmi su designazione americana. Divenuto israeliano d’adozione solo al momento della chiamata alla guida della Banca centrale dello Stato ebraico, ha di recente accettato un secondo mandato quinquennale al vertice dell’istituto di emissione di Gerusalemme. Molti gli accreditano un ruolo decisivo nella difesa della stabilità dell’economia israeliana in questi anni, protagonista di una fase di espansione non intaccata dalla crisi globale.
Considerato personalmente un candidato forte per il Fondo monetario, Stanley Fischer era stato indicato fra i possibili pretendenti dalla stampa specializzata fin dalle settimane scorse. Contro di lui giocano tuttavia le radici americane nella corsa a un poltrona occupata tradizionalmente da europei, l’identificazione con Israele (sgradita a diversi Paesi, arabi in primis) e soprattutto l’età : poichè il regolamento attuale prevede che il direttore del Fmi, all’atto della nomina, non abbia oltrepassato i 65 anni. Alcuni analisti non escludono d’altra parte che la sua entrata in campo possa essere una carta da giocare per provare a condizionare il negoziato in corso: concentrato finora sull’alternativa fra il ministro dell’economia francese, Christine Lagarde, ritenuta dai più in pole position, e il governatore della Banca centrale del Messico, Agustin Carstens.
