ROMA – E’ arrivata una richiesta di riscatto per il cooperante italiano rapito due giorni fa in Darfur, Sudan. I rapitori si sono fatti vivi con il governatore della regione. Francesco Azzarà , 34 anni, da due anni dentro Emergency, è nelle mani di una banda della tribù araba filogovernativa Rezegat, quella cui appartengono lo stesso governatore e il suo vice Abdul Karim Mussa. Quest’ultimo ieri aveva fatto sapere che “la vicenda sarà risolta rapidamente”.
“Questo rapimento è solo l’ultimo di una serie di episodi che portano alla luce quanto denunciamo da tempo: la situazione in Darfur è più grave che mai – ha commentato Antonella Napoli, giornalista africanista e presidente di Italians for Darfur -. È un sequestro anomalo maturato in un contesto ambientale che dovrebbe essere sotto il controllo governativo». Infatti a rapirlo sono stati miliziani filogovernativi. Ahmed Tugul, negoziatore per i ribelli darfuriani del Jem (Justice and Equality Movement) ai colloqui di Doha (per altro falliti) non ha dubbi: «Noi non operiamo in quella zona. E poi in città . Un rapimento di questo genere, sotto gli occhi dei governativi lo può realizzare solo chi gode delle coperture governative. Siamo profondamente addolorati per quanto accaduto ad Azzarà . Emergency lavora per la popolazione sudanese e tutti le siamo riconoscenti”.
