I gay russi sfidano il Cremlino e manifestano, con un appello alla comunità internazionale

Anche questa volta i gay russi sfidano il divieto di Iuri Luzhkov, il sindaco di Mosca che per il quinto anno consecutivo ha detto no al pride russo.

Questa volta però il movimento glbt (gay, lesbiche, bisessuali e transessuali) della Federazione ha deciso di far sentire la propria voce all’Unione europea, tenendo la manifestazione di sabato 29 maggio di fronte alla sede della Commissione Europea nella capitale russa, con uno slogan eloquente: “Chi non fa nulla è connivente”.

L’annuncio è stato dato venerdì 28 da Nikolai Alexeev, leader del movimento gay russo, in una conferenza stampa.
Alexeev ha rivelato di aver chiesto “asilo” ai rappresentanti diplomatici di Danimarca, Francia e alla stessa Commissione Ue per tenere un pride alternativo nelle rispettive ambasciate a Mosca, ottenendo però un rifiuto.

“La comunità internazionale non può continuare a ignorare la violazione dei diritti umani subita dalla comunità glbt in Russia solo per preoccupazioni geopolitiche”, ha denunciato Louis-Georges Tin del Comitato per la Giornata internazionale contro l’omofobia (Idaho).
“Conniventi”, per gli organizzatori del pride, sono soprattutto il presidente russo Dmitri Medvedev e il premier Vladimir Putin: “Sanno che il veto è contro la Costituzione russa, che sancisce libertà di espressione e assembramento, ma non intervengono”.

Venerdì 28 il tribunale distrettuale di Taganka a Mosca, cui si era appellato Alexeev, ha confermato il diniego del Comune alla sfilata (Alexeev e i suoi avevano chiesto il permesso di organizzare tre picchetti e un pride), motivandolo con “restrizioni al traffico”. Mentre a Strasburgo la Corte Ue per i diritti umani sarebbe vicina a pronunciarsi contro il governo russo in merito.

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Maria Elena Perrero