
Gedhun Choekyi Nyima, il Panchen Lama scomparso nel nulla. Pechino: "E' laureato. Ora vuole vivere una vita normale" (foto Ansa)
ROMA – Gedhun Choekyi Nyima, identificato nel 1995 come la reincarnazione del Panchen Lama dal Dalai Lama, la seconda figura di rango più alto nel buddismo tibetano, a sei anni era scomparso.
Nessuno aveva più sentito parlare del bambino.
Martedì scorso, la Cina ha affermato che è laureato, lavora ma che lui e la famiglia vogliono vivere tranquillamente, desiderano una “vita normale”.
Il breve commento, rilasciato dal portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian durante un briefing con la stampa, offre una rara apertura sulla vita del giovane ormai 31enne.
Nel 1995, Gedhun Choekyi Nyima era stato identificato dal Dalai Lama, leader spirituale tibetano, come l’undicesimo Panchen Lama, sei anni dopo la morte del suo predecessore.
Ma Pechino lo rifiutò e propose immediatamente il proprio candidato, Gyancain Norbu, che il governo cinese sostiene sia l'”autentico” Panchen Lama.
Dal 1959 Tenzin Gyatso, è in esilio in India.
Il Tibet è controllato da Pechino e il Dalai Lama è regolarmente denunciato dalle autorità cinesi, accusato dei disordini di tibetani in Cina.
Da quando è diventato adulto, Gyancain Norbu ha ricoperto un ruolo sempre di più alto profilo, entrando a far parte di un importante organo politico cinese e spesso presenziando a Pechino a eventi importanti.
Non è noto se Gedhun Choekyi Nyima sia a conoscenza di essere stato scelto come Panchen Lama. In occasione del 25° anniversario della sua scomparsa, il governo tibetano in esilio, ha dichiarato che “il rapimento del Panchen Lama da parte della Cina, la negazione forzata della sua identità religiosa e il diritto alla pratica nel suo monastero, non sono solo una violazione della libertà religiosa ma anche una grave violazione dei diritti umani”.
Il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha denunciato la “persecuzione cinese” nei confronti di Gedhun Choekyi Nyima. Ha invitato Pechino a “rendere pubblica la posizione del Panchen Lama” e rispettare la libertà di religione dei tibetani. La funzione più importante del Panchen Lama, dal punto di vista di Pechino, è il ruolo che ha nell’identificare la reincarnazione del Dalai Lama venerato come un dio vivente dai buddisti tibetani.
Con Tenzin Gyatso ora 84enne, sarà necessario individuare il successore.
Per anni, Pechino ha chiarito che intende controllare la nomina, avere il controllo anche sulle prime due figure del buddismo tibetano.
“La reincarnazione dei Buddha viventi, incluso il Dalai Lama, deve conformarsi alle leggi e ai regolamenti cinesi e seguire rituali religiosi e convenzioni storiche”, ha detto un rappresentante della Cina quando l’anno scorso il Dalai Lama fu ricoverato in ospedale.
Una legge approvata nel 2007 sostiene che la reincarnazione di un Buddha vivente è “soggetta a una richiesta di approvazione”.
L’attuale Dalai Lama ha affermato che il suo successore potrebbe essere trovato fuori dal Tibet. Ha inoltre ipotizzato che potrebbe non reincarnarsi, rimanendo così l’ultimo a possedere il titolo.
Nel 2011 ha denunciato il tentativo del governo cinese di intromettersi, affermando che “la persona che si reincarna ha la sola autorità legittima su dove e come rinascere e come è possibile riconoscere la reincarnazione”.
“È particolarmente inappropriato, per i comunisti cinesi, che rifiutano esplicitamente anche l’idea di vite passate e future, per non parlare del concetto di reincarnazione di Tulku, immischiarsi nel processo di reincarnazione. In particolare nelle reincarnazioni dei Dalai Lama e dei Panchen Lama”.
Indipendentemente da ciò che deciderà il Dalai Lama, molti osservatori si aspettano che sarà presentato un successore. Sicuramente da Pechino e probabilmente dal Governo tibetano in esilio, creando una situazione simile a quella dei due Panchen Lama. Aggravando il divario su chi debba plasmare il futuro del buddismo tibetano. (Fonte: CNN).
