TOKYO – La dipendente si è uccisa dopo 105 ore di straordinario, il presidente della maggiore agenzia pubblicitaria in Giappone, la Dentsu, rassegnerà le dimissioni in gennaio a seguito di questo suicidio, imputabile ad un eccessivo carico di lavoro. Lo ha annunciato lo stesso dirigente, Tadashi Ishii, nel corso di una conferenza stampa, mentre prosegue l’inchiesta del ministero della Salute e del Welfare nipponico sulle operazioni della società, già coinvolta in passato in un caso analogo.
”Siamo spiacenti di non essere stati in grado di prevenire un’abitudine ad orari eccessivamente lunghi per i nostri dipendenti. Mi assumo tutta la responsabilità e offro le mie più sentite scuse”, ha detto il presidente Ishii, che la scorsa domenica aveva chiesto di incontrare i familiari della vittima. Il caso in esame riguarda la 24enne Matsuri Takahashi, assunta nell’aprile del 2015, e costretta a turni straordinari di lavoro in media di 100 ore mensili, conducendo la ragazza a togliersi la vita nel dicembre dello stesso anno. Una lunga campagna mediatica della madre ha portato alla luce una pratica diffusa tra i capi ufficio per mascherare gli orari eccessivamente lunghi dei dipendenti, e contrari allo statuto dei lavoratori.
La Dentsu – inoltre – era stata coinvolta in un caso simile nel 1991, quando un altro dipendente si tolse la vita per un motivo imputabile agli orari di lavoro massacranti. Una prassi che nel Paese è riconosciuta con l’espressione ‘karoshi’, letteralmente ‘morte da eccesso di lavoro’. Secondo le statistiche del governo sono circa 2.000 le persone a togliersi la vita ogni anno in Giappone, per ragioni classificabili come ‘karoshi’.